L’«ultimo» assolo di Al Di Meola

Ultimo dei dieci concerti di Al Di Meola questa sera al club Blue Note. Il chitarrista americano suona alle 21 e alle 23.30 in quartetto con Peo Alfonsi seconda chitarra, Fausto Beccalossi fisarmonica e Gumbi Ortiz percussioni. È uno spazio assai ampio che il club riserva a pochi, e che la dice lunga sul livello artistico dovunque riconosciuto al celebre virtuoso. Al Di Meola compie 54 anni nel prossimo luglio. È nato a Jersey City in una famiglia di amatori della buona musica, per cui a cinque anni prova a cimentarsi con la batteria e due anni dopo con la chitarra, praticandola nelle orchestrine scolastiche. È attirato dalla musica country, ma a 16 anni ha occasione di ascoltare il chitarrista Larry Coryell, di nove anni più anziano e già noto nei migliori locali di New York, ed è la folgorazione. Cerca di essere presente il più possibile ai suoi concerti e ne segue i consigli. Entra nella Berklee School of Music di Boston dove frequenta i corsi di chitarra e di arrangiamento, e nello stesso tempo ottiene i primi ingaggi. Nel 1974 viene notato da Chick Corea che lo scrittura per il suo gruppo Return to Forever. Acquista subito fama nell'ambiente del jazz-rock che lo definisce «il chitarrista più veloce della sua ombra» e ha sodalizi con il tastierista Jan Hammer, con il leggendario bassista Jaco Pastorius e con il batterista Steve Gadd.
All'inizio degli anni Ottanta forma con altri due chitarristi, Paco De Lucia e John McLaughlin, un trio che in breve consegue fama mondiale. I musicofili italiani hanno un ricordo straordinario di un loro concerto all'Arena di Verona, nei tempi migliori del jazzfest della città veneta.

Questa esperienza fondamentale, peraltro, convince Di Meola a rinunciare al mito della tecnica. Si dedica a una nuova sobrietà anche come compositore e arrangiatore. Dice: «Mi sembra oggi, con l'età matura, di avere iniziato una seconda carriera».

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