L’«umile contadino» che dal Polesine arrivò a via Solferino

La vita di Eugenio Balzan (qui accanto, il francobollo commemorativo nel cinquantenario della morte) è la storia romanzesca di un uomo che dal nulla seppe creare un impero. Nato nel 1874 nel Polesine da una famiglia di proprietari terrieri decaduti, Balzan giunse a Milano e nel 1897 fu assunto al Corriere della Sera dove da correttore di bozze divenne cronista e poi, a 28 anni, potentissimo direttore amministrativo e comproprietario. Quando, all'avvento del fascismo, gli Albertini furono costretti a vendere le loro quote, Balzan rimase per 8 anni al suo posto. Accanto al suo talento giornalistico, Balzan si distinse per le sue eccellenti capacità imprenditoriali e le sue doti di finanziere. Il suo patrimonio lo investì in Svizzera. Insofferente al fascismo, nel 1933 lasciò l'Italia e visse in Svizzera fino alla sua morte, il 15 luglio 1953. Alla morte del padre, la figlia Angela Lina Balzan (nata nel 1892) divenne erede universale del suo cospicuo patrimonio. In quel periodo era già colpita da grave malattia.

Poco prima della sua morte, il 1° marzo 1957, stabilì per testamento di fondare in onore del padre la Fondazione Balzan a Lugano. Nel 2001 è uscita da Rizzoli la biografia di Balzan scritta Renata Broggini: Eugenio Balzan 1874-1953. Una vita per il «Corriere», un progetto per l'umanità.

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