L’unica cosa forte della sinistra è l’antiberlusconismo

Caro Granzotto, ci apprestiamo ad andare in vacanza, «staccando» quanto più potremo con la politica, le Ruby, le P4, le intercettazioni e compagnia cantando. Secondo lei cosa ci aspetterà alla ripresa? Legislatura a termine? Governo emergenziale? E qual è il polso della opposizione? Mi dia un buon viatico per le mie vacanze, una «dritta»: sotto l’ombrellone di cosa posso gioire del berlusconismo?
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Vuole una risposta da ombrellone, cioè spensierata, caro Roberti? E allora gioisca del fatto che il berlusconismo ha provocato e tuttora provoca agli antiberlusconisti «sinceramente democratici» violenti e costanti mal di fegato. Ha avvelenato loro la vita facendogli il sangue amaro. Ha compromesso, per i continui travasi di bile, la loro digestione. Li ha portati ripetutamente a sbattere la testa al muro ogni qual volta - e le volte sono state millanta - falliva la spallata, s’afflosciava l’inchiesta giudiziaria o si sgonfiavano i palloncini finian-bocchiniani. Tenga conto, caro Roberti, che a quei tipi lì va di traverso il prosecchino ogni qualvolta sentono nominare il Berlusca: strabuzzano gli occhi, gli si gonfiano le vene del collo. Danno di matto. E per tutto ciò, per la virtù urticante del berlusconismo, è giusto tripudiare. E non solo sotto l’ombrellone. Ma veniamo al dunque, alla saldezza parlamentare della maggioranza. Cosa le devo dire? Corna facendo la legislatura sembra dover tenere fino alla naturale scadenza, allontanando i sogni dei Casini e dei Montezemoli di un governo di salute pubblica. In quanto alla sua richiesta di avere il polso della sinistra, casca male, caro Roberti. Non ne capisco niente. Comunque, così, a prima vista, l’idea è che sia fiacchino, il polso, ma questa non è una novità. A me pare che a mano mancina siano - al solito - vittime del loro stesso fanciullesco entusiasmo (la conquista di Milano e Napoli avrebbe sanzionato niente meno che la Liberazione. Da Berlusconi, ovviamente. Che è ancora lì) e dunque in stato depressivo-comatoso. Reso ancora più ingrato dalla mancanza di soluzioni o progetti per l’avvenire. L’unica loro trovata per tirare a campare è la mezza idea di catapultare Romano Prodi al Quirinale. E, l’altra, quella mettere in pista l’ex direttrice dell’Unità Concita De Gregorio, portatrice di freschezza intellettuale, dell’eterno femminino e di quel «segnale di discontinuità» che tanto piace a grandi e ai piccini. Non mi chieda, caro Roberti, di commentare: c’è di mezzo un busto del Pincio e una signora, per favore.
Che altro, vediamo un po’: i puledri, i Renzi e le Serracchiani, out. Tutti messi a cuccia assieme ai rottamatori, quelli che «avanti i giovani». Walter Veltroni e la sua banda hanno anticipato le ferie, tanto nel partito non pare ci sia, per loro, trippa per gatti. Il grande D’Alema, il politico europeo con più talento per l’insuccesso, si è defilato e probabilmente sta elaborando una congiurina di palazzo dalla quale, al solito, uscirà da piffero di montagna, quello che andò per suonare eccetera eccetera. Vendola, dopo la figura da peracottaro nel ruolo di primo traditore del referendum sull’acqua da lui fortissimamente voluto e votato (Alla domanda: «Perché nel corso della campagna elettorale ha taciuto che non avrebbe ridotto il 7 per cento nella bolletta dell’acqua - che in Puglia è privata - in conseguenza della vittoria dei sì?» rispose: «Perché nessuno me lo aveva chiesto»), in conseguenza alla figura da peracottaro, dicevo, Nichino ha abbassato di molto la cresta e azzerato la voce. In quanto a Bersani, poi, il solito: pettina le bambole. Resta Di Pietro, il solo politico «sinceramente democratico» - di area manettara - a provarne di nuove.

Da piccolo ma furibondo Robespierre di Montenero di Bisaccia s’è fatto novizia delle Orsoline, tutto un «prego, prima lei», un «oh, pardon!» nei confronti del Cavaliere. Al quale rispettosamente rivolgo una domanda: comprerebbe un’auto usata, foss’anche la famosa Mercedes, da quello lì?
Paolo Granzotto

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