Cronache

L’Unione non firma il patto contro la mafia

L’Unione non firma il patto contro la mafia

Un atto di impegno per la lotta alla mafia e alla corruzione. Questo hanno chiesto i rappresentanti della onlus «Casa della legalità e della cultura» ai candidati sindaci di Genova. Solo che a sottoscrivere il documento sono stati solo in tre: Stefano Budria (Città partecipata), Michelangelo Trombetta (Lista) ed Enrico Musso (indipendente per il centrodestra). Gli altri? Hanno preferito non farlo, così, Christian Abbondanza e Simonetta Castiglion, dell'ufficio di presidenza della onlus, invitano a scegliere, alle prossime elezioni amministrative, «uno dei tre candidati sindaco, che hanno detto pubblicamente da che parte stanno».
L'impegno, è bene precisare, non vincola i candidati a sposare tutte le pesanti denunce di cui sono promotori gli artefici di questa iniziativa, tanto che i candidati sottoscrivono di «aver ricevuto denuncia» e non di «essere consapevoli di», anche se, poi, nell'impegno prendono posizione netta e dichiarano di «promuovere una decisa azione di contrasto alla cultura e pratica mafiosa, sul territorio e in particolare tra le nuove generazioni e di garantire l'impermeabilità dell'amministrazione pubblica, nonché di attivare un effettivo contrasto alla corruzione e concussione nell'ambito della stessa». Insomma, semplicemente una garanzia «di stare dalla parte non corrotta» spiega Abbondanza. E nell'impegno vengono elencati anche alcuni degli strumenti per questa battaglia che spaziano dalla promessa di «non nominare in giunta persone che abbiano frequentazioni o rapporti di interesse con personaggi condannati o indicati dai rapporti di polizia per mafia» alla garanzia di «far sì che il comune si costituisca parte civile in tutti i processi per i reati propri delle organizzazioni mafiose, commessi a danno del territorio e della comunità genovese» e naturalmente altro ancora. Pena: riconsegnare il proprio mandato e immediate dimissioni.
«Avremmo voluto aderissero tutti - dice Abbondanza - e lo abbiamo chiesto, attraverso formali richieste, anche a Marta Vincenzi, che ben conosce la Valpolcevera, una delle zone di Genova dove associazioni di stampo mafiose si sono maggiormente infiltrate».
La onlus aderisce a movimenti trasversali, tra le quali «Libera contro le mafie» di don Ciotti. Oltre alla Casa della legalità, che fa parte dell'«Osservatorio sulla criminalità e le mafie» a promuovere la sottoscrizione è anche l'«Osservatorio sui reati ambientali» di cui fa parte Legambiente. «La lotta alla mafia e alla corruzione non dovrebbe avere colore anche perché la mafia cerca di colludere con chiunque detenga il potere - dice Castiglion -. Per esempio, i nostri interlocutori della commissione parlamentare antimafia sono il diessino Beppe Lumia e Angela Napoli di An».
E una delle battaglie che sono decisi a lanciare è legata ai beni immobili confiscati alle mafie e non ancora assegnati. In Liguria ce ne sono 26 e solo tre sono stati assegnati (per legge per fini di utilità sociale).

Dati che registrano la percentuale più bassa in Italia (al pari del Molise) tra beni confiscati e concessi (dati del Demanio del 2006).

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