L’uomo «incompiuto» di Albert Camus

Avrebbe dovuto essere il romanzo più importante della sua carriera artistica che, pur breve perché stroncata da un incidente, ha fruttato al drammaturgo, giornalista, saggista la consacrazione internazionale; considerato il testamento di Albert Camus, l'opera incompiuta «Il Primo Uomo» si rianima sulla scena del Teatro Filodrammatici fino al 23 (info: 02-36595671), attraverso uno spettacolo che racchiude come un magico e suggestivo contenitore tutta l'intensità letteraria, drammaturgica e filosofica del Premio Nobel. Uno e trino, Corrado Accordino, che in collaborazione con Tommaso Amadio e Bruno Fornasari dirige la sala nella via omonima, dopo aver adattato la drammaturgia inedita con Paolo Bignamini, vestendo i panni del regista e sulla scena al fianco di Alessia Vicardi dà voce e forma ad una riflessione sull'esistenza umana. E' nutrendo un'autentica passione nei confronti dell'autore nato in Algeria, tanto caro anche a Indro Montanelli, che Accordino, dopo aver affrontato «Lo Straniero», approda a questo lavoro ritrovato sull'automobile che portò Camus alla morte: «Sulla scena io e Alessia saremo protagonisti di un viaggio; seduti su una carcassa di automobile divelta attraversiamo confini dello spazio e anche della mente alla ricerca della felicità e della libertà. Si parte, ma non si sa dove si arriverà. Durante il nostro itinerario noi protagonisti siamo anche attori di differenti storie che si delineano attraverso segmentazioni e salti temporali; potremmo essere fratello e sorella, amanti, moglie e marito: le nostre identità sono definite dall'immaginario del singolo spettatore, pur restando sempre molto sfocate». «Siamo morti mille volte e moriremo ancora perché dobbiamo tornare a vedere il mondo con occhi nuovi»: queste parole di Camus sintetizzano la solida struttura filosofica dello spettacolo, che nella lettura di Accordino restituisce con leggerezza e anche divertimento un'analisi precisa della vita dell'uomo in equilibrio precario sulla linea di confine tra assurdità e realtà talvolta banale.

«Il tempo e la memoria sono gli elementi attorno ai quali ho sviluppato questa messinscena; l'uomo che segna il trascorrere del tempo durante il viaggio e la donna che, vivendo nell'oblio a causa di un problema mentale, si ritrova a ripetere vecchi discorsi dando vita però a personaggi sempre nuovi». Con la consapevolezza che in ognuno di noi abita una moltitudine di personalità, Accordino ha tratteggiato con mano sicura uno spaccato dei vari rapporti che esistono tra gli uomini capaci di adattarsi alla realtà.

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