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L'agenzia fotografica: "Marrazzo chiamò, voleva il video"

L'ex governatore del Lazio chiamò la titolare dell’agenzia fotografica Photo Masi, Carmen Masi, lunedì 19 ottobre. "Voleva stipulare un contratto di cessione in esclusiva del filmato"

L'agenzia fotografica: "Marrazzo chiamò, voleva il video"

Milano - L’ormai ex governatore del Lazio Piero Marrazzo chiamò la titolare dell’agenzia fotografica Masi lunedì 19 ottobre, chiedendo di stipulare un "contratto di cessione in esclusiva" del video che lo ritraeva con un transessuale. Lo racconta al settimanale "Oggi", in un’intervista, Carmen Masi, titolare con il marito Domenico della Photo Masi, l’agenzia che offrì ad alcuni media il filmato.

"Lunedì 19 ottobre vengo preavvertita da un giornalista della Mondadori, preferisco non dire chi, e nel primo pomeriggio ricevo una telefonata: Sono Piero Marrazzo". Lo racconta Masi ad Oggi, che ha diffuso un’anticipazione dell’intervista. Marrazzo, prosegue Carmen Masi, "parla lentamente, con lunghe pause, mi chiede di poterci incontrare. Gli dico che io sto a Milano, quindi propone di mandarmi una persona di sua fiducia, che mi chiamerà a breve. Poiché non ero convinta che si trattasse veramente di lui, e dato che mi si chiedeva di stipulare un contratto di cessione in esclusiva con un patto di riservatezza, in quella telefonata ho precisato che qualora ci dovesse essere un incontro, avrebbe dovuto svolgersi presso lo studio del nostro legale".

Una nuova telefonata arriva il giorno dopo, è la versione della Photo Masi, dallo stesso numero. "Tanto che io - afferma Carmen Masi -, di getto, rispondo dicendo buonasera dottor Marrazzo. Ma il mio interlocutore si qualifica come emissario del governatore, senza entrare nei dettagli. Fissiamo l’appuntamento per mercoledì sera". Un incontro che non ci sarà mai perché nella notte intervengono i carabinieri del Ros. "Hanno suonato alla mia porta, ci hanno notificato un decreto di sequestro e comunicato che avrebbero dovuto cercare documenti e chiederci informazioni. Hanno anche precisato che la Procura non stava indagando contro di noi. Volevano il video - racconta - Io e mio marito li abbiamo accompagnati in agenzia e abbiamo consegnato immediatamente l’unica copia che era in nostro possesso. Avevano un mandato di perquisizione, ma ovviamente non ce n’è stato bisogno".

Secondo Carmen Masi un dischetto contenente il video era stato dato anche al direttore di "Chi", Signorini, dopo che "Oggi" aveva deciso di non pubblicarlo. "Come normalmente avviene al rifiuto di una testata, si fa la proposta a un’altra. Verso i primi di ottobre - racconta - l’ho offerto al direttore di "Chi", che mi ha chiesto di vedere il video. Fino a quel momento io non avevo mai avuto la disponibilità del materiale. Così ho detto al nostro collaboratore fotografico, Massimiliano Scarfone, che era stato contattato dai sedicenti rappresentanti dell’autore, di invitare il signor Antonio Tamburrino (uno dei quattro carabinieri arrestati, ndr) a venire a Milano con una copia del filmato«. "Alla presenza del nostro avvocato, è stato mostrato il video a Signorini.

Come si sa - conclude Carmen Masi - gli abbiamo anche lasciato il dischetto, per il quale ci ha firmato una ricevuta".

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