Cronaca locale

L'allarme del giudice: "Amianto negli scavi delle cosche"

Il giudice: "La ditta legata ai calabresi ha lavorato in cantieri per la realizzazione di opere pubbliche. E la soluzione che regolarmente viene escogitata per rendere più fruttuoso il lavoro è quella di violare tutte le norme relative al recupero e allo smaltimento dei rifiuti"

«Gli scavi effettuati dalla Perego - la quale, si rammenti, ha lavorato in cantieri per la realizzazione di opere pubbliche di notevole importanza - sarebbero pieni di sostanze notoriamente inquinanti e pericolose, come l'amianto». Lo scrive il gip Giuseppe Gennari nell'ordinanza di arresto dell'operazione Crimine, dedicando un capitolo alla gestione illegale dei rifiuti da parte degli arrestati, tra cui figurano Ivano Perego - presidente della Perego Strade, poi fallita e quindi i Perego general conctractor - e il boss Salvatore Strangio - che aveva acquisito per conto «delle 'ndrine di Platì e Natile di Careri la gestione e comunque il controllo delle attività economiche» prima di una poi dell'altra società, tra le maggiori attive in Lombardia, nel settore movimento terra. «Un aspetto accessorio - ma strettamente collegato a livello funzionale - a quello relativo alla operatività sui cantieri concerne l'attività abusiva di smaltimento dei rifiuti - spiega Gennari -. Indagando il fenomeno del controllo del movimento terra, più volte (così è anche nella indagine Parco Sud) si è osservato che non necessariamente l'affiliato impone all'imprenditore - oltre alla sua presenza - prezzi capestro o fuori mercato. (...). La ragione di ciò è evidente: se venisse imposto un prezzo diseconomico il committente, ben presto, non sarebbe più in grado di lavorare, con danno indiretto sugli stessi calabresi destinatari dei subappalti». E allora, prosegue il gip, «la soluzione che regolarmente viene escogitata per rendere (più) fruttuoso il lavoro è quella di violare tutte le norme relative al recupero e allo smaltimento dei rifiuti. I materiali di demolizione, invece di essere selezionati e smaltiti secondo quanto previsto, vengono triturati alla rinfusa e abbandonati in luoghi abusivi. Insomma, reati ambientali e controllo del movimento terra vanno sempre di pari passo». Il discorso vale anche per la Perego, su cui pende presso la Procura di Como un procedimento per reati ambientali in cui «si contesta la illecita gestione di ben 2.025.336 chili di rifiuti, di cui 689.160 kg dal cantiere di Canzo (Perego Strade s.r.l.) e 1.336.176 kg dal cantiere di Bellinzona (sempre Perego Strade s.r.l.), con una frequenza nei viaggi largamente superiore alla media (alcuni autisti risultavano aver effettuato fino a 4 viaggi al giorno con una percorrenza di 85 km ciascuno con destinazione ignota).

Inoltre, presso il cantiere di Bellinzona, le indagini hanno rilevato la presenza di amianto.

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