Controcultura

Lancillotto, il coraggio trema davanti all'amore

Alla figura di Lancillotto è dedicato il saggio di Arianna Punzi edito da Carocci

Lancillotto, il coraggio trema davanti all'amore

Anche nel Medioevo i bestselleristi si piegavano ai gusti del pubblico e, ancor più, ai voleri dell'editore. Prendiamo Chrétien de Troyes. Dopo i successi di Erec et Enide e di Cligès, il suo terzo romanzo in versi gli venne espressamente richiesto da Maria di Champagne che andava pazza per il genere dell'amore cortese, contraltare più piccante, sexy e avventuroso rispetto a quello dell'amore coniugale. Il buon chierico, quindi, fece di necessità virtù e si mise al lavoro su Lancelot ou le Chevalier à la charrette.

E Lancillotto fu. Certo, qualcuno aveva già vagamente parlato, sul finire del XII secolo, di questo mitico personaggio, a margine del ciclo arturiano. La sua nascita da un anziano re e da una giovane regina; il suo rapimento da parte di una fata, la dame du lac, che lo cresce in una dimensione e con modalità quasi più che umane fino alla maggiore età; le sue incommensurabili bellezza e forza; il suo desiderio di arruolarsi come cavaliere alla corte di re Artù... E, soprattutto, proprio sul versante prettamente cortese, il suo amore per la moglie di Artù, cioè Ginevra... Chissà, forse Maria di Champagne s'immedesimava un po' in lei, quando chiese a Chrétien di mettere nero su bianco ciò che correva di bocca in bocca, di farla sognare con le prodezze del meraviglioso ragazzo che perde la testa per la matura sovrana, di esaltare la sua fedeltà che nessuna forza può far vacillare... E Chrétien ci diede dentro calcando a tal punto la mano sulla cieca passione dell'eroe da farci sospettare che in cuor suo se ne volesse prendere gioco, mostrandolo sempre prono al volere della signora, addirittura quando lei gli chiede di combattere «al peggio» delle sue possibilità contro il cattivo della vicenda, quel Meleagant che l'ha rapita e che non vuole mollarla nemmeno per tutto l'oro del mondo.

Se la lettura di Lancillotto o il Cavaliere della Carretta di Chrétier de Troyes è un'immersione nel multiverso medievale, con una spada che diventa un ponte, una soave donzella che pretende in dono la testa di un tale che le sta antipatico, una torre-galera che si sbriciola come fosse di marzapane, All'ombra di Lancillotto. Storie e imprese del primo cavaliere della Tavola rotonda, di Arianna Punzi (Carocci editore, in libreria dal 24 marzo) non le è da meno, ma dal punto di vista filologico. Perché dalla complessa trama di manoscritti, di bibliografie sommerse che sorreggono le differenti versioni, di contestualizzazioni e tradizioni, emerge la centralità del ruolo di Lancillotto nel far confluire la sua linea narrativa con la preistoria e la storia del Graal, un filone che dall'Età di Mezzo a oggi non ha ancora terminato di offrire suggestioni e spunti.

Ma i desideri delle nobildonne come la contessa Maria di Champagne non si possono non esaudire. E allora ricordiamo il momento più castamente sensuale della liaison fra Lancillotto e Ginevra che non figura nel romanzo di Chrétien, quello in cui lei chiede a lui per chi abbia compiuto le sue prodezze. Lui, in preda all'emozione, le dichiara tremando il suo amore, ma non le si avvicina... «E la regina si rende conto che il cavaliere non osa più fare nulla: lei stessa lo prende per il mento, lo bacia davanti a Galeotto a lungo...». Una scena romantica che mandò in confusione persino Dante, il quale attribuisce l'iniziativa del bacio a Lancillotto. Quella, invece, fu l'unica volta in cui al ragazzo del lago mancò il coraggio..

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