Parla dell'Artigiano in Fiera, il salone che organizza e promuove da 30 anni, come se fosse una persona, l'artigiano, appunto, e non un evento. Antonio Intiglietta, presidente GeFi, precisa che la personificazione è voluta.
"Non abbiamo mai messo al centro dell'attenzione il prodotto ma la persona e questo fa la differenza. Il protagonista è l'artigiano che crea e intreccia relazioni: è il cuore del salone ed è ciò che ne ha decretato il successo".
State per spegnere 30 candeline.
"Sì e abbiamo riflettuto sugli incontri: sono passate da noi più di 15mila imprese da 100 Paesi. E i visitatori sono stati 24 milioni, sono cifre che parlano".
Anche il tempo medio di permanenza fra gli stand è sui generis.
"Chi visita una fiera vi sosta in media un'ora e mezza. Da noi il tempo medio è di sei ore ma c'è chi si ferma fino a sera e chi per più giorni".
Com'è la relazione fra l'artigiano e il pubblico?
"L'artigiano riceve il cuore dai visitatori. Pensiamo alla reazione tipica che bello oppure che buono. C'è lo stupore che nasce dalla relazione umana e il desiderio di accorgersi della positività che ancora - abita fra noi".
Cosa accomuna gli artigiani?
"Più o meno forte la motivazione. Talvolta è un fatto della vita, il desiderio di recuperare una tradizione familiare, in altri casi si cerca un mestiere che consenta l'espressione di sé. Spesso intravedo il rifiuto di far parte di una catena impersonale dove lo scopo è produrre sempre di più. La manualità non disdegna però l'innovazione e le nuove tecnologie, strumenti che rendono più raffinato lo slancio creativo".
L'accoglienza?
"Consegniamo una guida (si trova anche online) sui 9 padiglioni, quest'anno uno in più, ospitano 2.800 artigiani di 90 Paesi. Abbiamo reso lo spazio ancora più confortevole, ci saranno 3mila fra sedie e poltrone, 30 ristoranti e 20 luoghi del gusto".
Le novità?
"Asia e Africa condividono un padiglione, la Calabria sta crescendo e presenterà un'ampia rosa di prodotti. La Giordania si distingue per un progetto che valorizza la dignità delle donne, troveremo i ricami tradizioni di Amman".
Fra le creazioni?
"Mi ha stupito la Turbo Moka, simile alla classica caffettiera, prepara tre tazze di caffè in meno di due minuti. È stata progettata da un ingegnere, sfrutta i principi della termodinamica. Poi ho apprezzato le composte di un piccolo laboratorio di Oristano. Aperto da due giovani dopo un' esperienza in Mozambico: hanno voluto rimediare allo spreco alimentare quotidiano in contrasto con la miseria trovata in Africa. Recuperano i frutti scartati perché brutti o troppo maturi e realizzano marmellate di qualità. E poi segnalo che si può trovare l'autentica salsa di soia giapponese prodotta dall'azienda Yagisawa Shoten fondata nel 1807. Lo tsunami del 2011 si portò via anche la matrice della salsa indispensabile alla fermentazione. Fortunatamente un campione della matrice era custodito nelle banche dell'Università e questo ha permesso all'azienda di ricominciare. I visitatori dell'Artigiano troveranno una delle prime salse usate in Giappone, con ricetta del 1807".
Il suo acquisto preferito?
"Un dopobarba realizzato con gli estratti della stella alpina, non ha alcool né ingredienti chimici, ha un profumo buonissimo ed è lenitivo. L'ho scoperto all'Artigiano che negli anni ha maturato una sensibilità spiccata per i prodotti senza additivi. Nei 9 padiglioni è condiviso il concetto del vivere bene, incarnato da 502 imprese. Si va dalla cosmesi all'alimentare ma anche all'arredamento e alla gioielleria. Sono le risposte che l'artigiano dà a chi sceglie informandosi".
Quale Paese copia o ha copiato l'Artigiano in Fiera?
"Nessuno riesce a imitarlo. Si vedono fiere campionarie, questo sì ma con piccole nicchie di artigiani. L'Artigiano è un'esclusiva italiana, anzi milanese, da 30 anni".
L'espositore più anziano?
"C'è un turn over di generazioni, quest'anno per la ricorrenza li incontreremo tutti. Presente il figlio di uno dei primi espositori, proprietario dell'azienda di tessuti Nagler in Alto Adige, è anche il sindaco del paese".
Cosa pensa del suo Artigiano?
"Che segna una speranza in questo mondo travagliato e incerto. Se lo schema dell'uomo come consumatore sta crollando, non svanisce il desiderio della persona di essere se stessa".