La prima Las Vegas russa: giocatori in autobus e senza hotel

La Russia ha inaugurato la sua prima «Las Vegas», anche se mancano gli hotel e i giocatori dovranno sobbarcarsi per ora lunghi viaggi in pullman dalle città più vicine: è Azov city, sulla costa dell’omonimo mare, nella regione meridionale di Krasnodar. Si tratta di una delle quattro aree remote del Paese nelle quali l’allora presidente e ora premier Vladimir Putin aveva deciso nel 2007 di «confinare» il gioco d’azzardo vietandolo nel resto della Russia, sullo sfondo di una crociata contro i suoi devastanti effetti socio-economici. Ma alla scadenza dello scorso primo luglio, quando furono chiusi tutti i locali da gioco e restarono per strada quasi mezzo milione di addetti tra manager, croupier, guardie e inservienti, nessuna delle quattro «Las Vegas» era ancora decollata.
La potente industria del gioco aveva chiesto uno slittamento del termine e una nuova collocazione dei casinò, sostenendo che le zone individuate in regioni povere e lontane non avrebbero attratto né investitori né visitatori. Il leader del Cremlino Dmitri Medvedev respinse la richiesta, anche se i dirigenti pubblici avevano ammesso che il lancio delle quattro «Las Vegas» russe avrebbe richiesto quattro o cinque. La previsione sembra realistica, se a distanza di sette mesi Azov city apre i battenti con un solo casinò in un’atmosfera sconfortante: aste deserte, terreni invenduti, mancanza di infrastrutture turistiche e di adeguati collegamenti con l’hinterland.
La casa da gioco, che occupa un’area di 1.500 metri quadri, offre oltre 200 slot machine e una decina di tavoli da gioco d’azzardo, con ristorante annesso. A gestirlo, dopo un investimento di 300 milioni di rubli (7,1 milioni di euro), è la Royal Time, una società della Repubblica russa - a prevalenza musulmana - del Tatarstan. Il suo direttore marketing, Valeri Saparin, è ottimista: «Tra quattro mesi ci aspettiamo fino a 500 visitatori al giorno», azzarda. La compagnia aprirà anche un piccolo hotel di undici stanze a metà 2010, mentre uno più grande, un quattro stelle con 233 stanze, sarà pronto entro il 2017. Per ora i «cacciatori di fortuna» dovranno alloggiare in modesti alberghi di periferia e salire a bordo di bus messi a disposizione dalla Royal Time per collegare le città più vicine, Rostov sul Don (100 chilometri) e Krasnodar (150). Soci, la località balneare sul Mar Nero che nel 2014 ospiterà i Giochi olimpici invernali, dista invece 300 chilometri. I giocatori «privilegiati», ossia quelli che spendono fortune, potranno usufruire di taxi speciali.
Anche le autorità locali cominciano a credere nel progetto, allettate dalle previsioni degli esperti, secondo i quali entro il 2022 Azov City garantirà 200 milioni di rubli di tasse (4,7 milioni di euro).

A marzo, intanto, dovrebbe cominciare la costruzione di un secondo casinò. Le altre tre «Las Vegas», però, sono ferme a palo. A metà gennaio un primo investitore ha acquistato due lotti di terreno nella zona dell’Altai, nella Siberia meridionale.

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