Lasciamo a Roma la festa del 2 giugno

La festa della Repubblica celebrata con un concerto alla Scala e non più con la parata militare a Roma. L'idea l'ha lanciata giorni fa sul Giornale l'amico Carlo Maria Lomartire. Che non se ne avrà a male se la contesto totalmente. E spiego perché.
In primo luogo perché la festa della Repubblica è e deve essere una festa popolare. Fu proprio per riavvicinare gli italiani alle istituzioni che il presidente Ciampi ripristinò la parata militare. Il 2 giugno scorso a Roma c'erano decine di migliaia di persone ad ammirare i 6585 militari, i 601 civili e le nove frecce tricolori che hanno dato vita alla manifestazione. Il concerto alla Scala sarebbe riservato a non più di un migliaio di persone, tutte invitate evidentemente. Non sarebbe più una festa popolare.
Scrive inoltre Lomartire: «Nel mondo il Teatro alla Scala rappresenta lo spirito, il carattere e la storia del nostro Paese certo non meno di carabinieri e alpini, bersaglieri e pattuglia acrobatica». Eh no. Può darsi benissimo che la Scala nel mondo sia più conosciuta di carabinieri, alpini e bersaglieri, ma nel cuore degli italiani, di tutti gli italiani e non soltanto dei milanesi, non ha e non può avere lo stesso valore simbolico di alpini, bersaglieri e carabinieri.

Questi ultimi poi, con le loro stazioni presenti anche nei più sperduti paesini, e assieme ai parroci, hanno davvero fatto l'unità d'Italia. Un'ultima annotazione. Roma, con tutti i difetti che può avere, è e resta la nostra capitale. E la festa della Repubblica, è giusto che si faccia lì. Con tutto l'amore che ho per Milano.

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