«Vuoi pubblicare il tuo libro? Fallo scrivere da ChatGPT e noi ti aiutiamo a pubblicarlo con Amazon». È un annuncio che ormai vi compare ogni giorno su Instagram: a parte l'esca del pubblicarlo con Amazon (lo fanno in migliaia, ma se non hai la fortuna del generale Vannacci lo compreranno solo i tuoi amici e solo perché glielo dici tu), la cosa interessante è che non c'è neppure bisogno che uno scriva il suo libro, te lo scrive l'Intelligenza Artificiale.
Vero? Falso? Anzitutto vi dico una cosa: l'Intelligenza Artificiale piace molto ai media, non si fa che parlarne, perché è figo. Di base è un algoritmo, che si chiama rete neurale, che vorrebbe simulare il funzionamento del cervello. Il punto è che di base l'AI è stupida, nel senso che fa quello per cui viene istruita, e in questo è utilissima, ma è stupida. Con quello che chiamiamo coscienza, e non riguarda solo la nostra specie, non c'entra niente. La usiamo da anni senza chiamarla così, ma da quando la chiamiamo così pensiamo di poterci fare tutto, e soprattutto di doverla temere.
Con le immagini? Certo, può realizzare immagini fake realistiche, pescando dal web, ma né più né meno di quello che farebbe una funzione di Photoshop. Scrivere un saggio, che ne so, sulla mirmecologia? Può farlo, anche lì pescando dal web ciò che trova di più attendibile in merito e mettendolo insieme con lo stesso linguaggio. Qui casca l'AI, l'Asino Artificiale: ne verrà fuori un saggio coerente ma stereotipato, come faceste un puzzle da mille enciclopedie.
Tuttavia piace molto seminare il terrore sull'Intelligenza Artificiale (che in realtà usiamo da anni, è un'evoluzione di Alexa, di Siri, di Google Home). Due esempi a caso: il Ceo di Softbank, Masayoshi Son, dichiara che «entro dieci anni ci sarà un'intelligenza artificiale superiore a quella dell'uomo». Superiore in che senso? «Supererà l'intelligenza umana di un fattore 10000». Brrr, che paura. Senza che spieghi cosa significa intelligenza, il che è veramente stupido. Anche perché, nella nostra specie autodefinitasi Homo sapiens, molto meno dell'uno per cento ha contribuito al progresso scientifico, culturale, e tecnologico.
Non solo, ci si mette anche il solito Elon Musk, che pur avendo realizzato grandi cose, in un anno è riuscito a distruggere Twitter, non riuscendo neppure a trovare un algoritmo per ridurre i bot. Comunque, in un'intervista rilasciata a Nicola Porro ha detto la stessa cosa di Masayoshi Son, facendogli questo esempio: «Pensa al tuo smartphone: si ricorda migliaia e migliaia di foto, nei dettagli, molto più di quanto possa fare il tuo cervello». Peccato che quelle foto, per il tuo smartphone, sono solo un mucchio di dati e di pixel, e questa «memoria» esiste da quando si è sviluppata internet, sono aumentate le Ram, i microprocessori hanno raddoppiato la potenza di calcolo ogni anno dagli anni Ottanta a oggi.
L'AI esegue algoritmi ben precisi, e senza alcuna consapevolezza. Il problema si pose fin dai tempi di Alan Turing, tra i più grandi geni degli albori dell'informatica che inventò il primo computer per decriptare i messaggi in codice dei nazisti. Tant'è che ideò anche un test, il test di Turing appunto: se la macchina lo superava, riusciva a ingannare un essere umano. Nessun computer lo ha mai superato (sebbene a me pare che non lo superino neppure la maggior parte degli utenti commentatori dei social, non sai mai se è un bot o un essere umano). Ci riuscirà? Forse, ma siamo molto lontani. Gli algoritmi sono talmente progettati da umani che l'AI non è mai politicamente scorretta, non è mai tradizionalmente scorretta, insomma se le fate domande un po' spinose non si pronuncia su niente. Neppure sulla politica e sulle guerre. Può guidare automobili, e in un futuro non tanto lontano le automobili si guideranno da sole (si è arrivati a questo già ora), ma non saranno Kitt di Supercar. Anche quando usiamo Google c'è dietro un complesso sistema di AI, ogni volta che usiamo un software, eppure fino a oggi non ci abbiamo fatto tanto caso. In campo militare viene usata da anni, anche lì si chiamano missili intelligenti, perché grazie a una serie complessa di algoritmi e tecnologia satellitare riescono a colpire un bersaglio con estrema precisione a migliaia di chilometri, ma non è che si mettono a ragionare e cambiano direzione e come farei io, che so, prenderei di mira il Grande Fratello.
È la sindrome di Terminator, di Matrix, di Hal di Odissea nello spazio e mille altri film non capolavori come invece lo sono questi tre che sto citando: le macchine prenderanno il controllo! Anzi, prenderanno coscienza! Quando conosciamo appena il 4% di come funziona il nostro cervello. Tra l'altro, se così fosse, io non sarei affatto contrario: peggio dell'uomo non possono fare. È anche la falla di Matrix: le macchine hanno preso il controllo e arrivano questi scemi per convincere le persone a farti uscire da Matrix per portarti fuori da esso, in un mondo di merda. L'eroe è quello che li tradisce, non Morpheus, Neo, Trinity e tutto il gruppo di esaltati che vogliono salvare l'umanità per portarla nel cesso del mondo reale.
Ma torno ai libri scritti dall'AI, avevo iniziato da lì, finisco lì, cosa che non sarebbe stata capace di fare ChatGPT. Ok, un saggio scopiazzato qua e là te lo mette insieme, ma la creatività artistica, umana? L'Intelligenza Artificiale non potrà mai scrivere l'Amleto, il Don Chisciotte, Madame Bovary, la Recherche, l'Ulisse. Scientificamente può essere molto utile (sta dando risultati per la ricerca contro il cancro e per la previsione di nuovi virus, ma anche qui usata come strumento da scienziati, non viceversa), artisticamente no, perché manca un pensiero.
Per carità, magari chiedendogli di scrivere un romanzo dove c'è un ragazzo pugliese che viene a Roma con turbe generazionali, postsessantottino deluso
dal capitalismo, che insieme a una femminista combatte il sistema, l'Intelligenza Artificiale potrebbe sfornare un romanzo migliore di quelli che finiscono al Premio Strega, tanto sono tutti uguali. Questo può succedere.
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