Le parole dell'Albanese dopo l'attacco alla Stampa (giornale in cui ho lavorato per decenni e a cui sono affezionata) sono un invito a colpire i giornalisti che non scrivono quello che piace a lei. Ovvero che non si piegano, e ce ne sono, alla propaganda quotidiana che i media italiani e internazionali, in maggioranza, hanno fornito al posto dell'informazione sui due anni di guerra di Israele contro Hamas. C'è però qualcosa di giusto in quello che dice, alla rovescia: un monito non a esaltare la demonizzazione per scampare le botte, come la diva palestinista suggerisce, ma invece a ripensare qual è stato il messaggio prescelto, per chi è stato scritto. Per restare moralmente integri.
L'informazione malata ha creato un antisemitismo degno degli anni '30. Ha rovesciato l'idea stessa di diritti umani, ha manipolato l'opinione pubblica fino a generare l'ondata di violenza anti israeliana, anti ebraica, anti democratica. Il nostro Paese, magnifico per tanti aspetti, qui riempie di sgomento tutta la scena mondiale. L'Italia è l'unico Paese in cui il sindacato abbia indetto uno sciopero generale per la Palestina, l'unico in cui un segretario di partito, Rifondazione Comunista, esprime ieri "indignazione" contro i "mass media che fiancheggiano il genocidio".
L'intero panorama nazionale è infestato dalle bandiere di Hamas, da slogan che esprimono l'ignoranza di folle che vedono il sionismo come un movimento colonialista e non come il ritorno a casa dell'unico popolo aborigeno sempre rimasto abbarbicato a Gerusalemme.
La Stampa è stata aggredita e di questo non possiamo che infuriarci. Ma occorre pensare: secondo una ricerca presentata dal professor Sergio Della Pergola in una grande conferenza sull'antisemitismo indetta al Cnel dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il giornale torinese è la testata italiana che più di ogni altra, dal 7 di ottobre al 19 settembre 2025, ha tenuto un marcato atteggiamento di propaganda antisraeliana. Editorialisti come Vito Mancuso, Anna Foa, Ilan Pappè, Rula Jebreal hanno dato il tono con un'autentica sistematica demonizzazione. La Stampa, nonostante la tradizione moderata e progressista, ha prevalentemente descritto in un flusso continuo gli atti di Israele come violenti, malvagi, punitivi; la ferocia di Hamas è sfumata nella descrizione delle condizioni di un popolo che certo ha sofferto la guerra ma che per quel quotidiano è vittima di genocidio, crimini di guerra, apartheid. Della Pergola nota che è stato oscurato il contesto storico e politico, si è dimenticato presto il 7 ottobre come la determinazione programmatica a distruggere Israele e l'uso di scudi umani. Fra i vari titoli: "Israele blocca anche le nascite", dopo un titolo che intende spiegare "come funzionano gli attacchi di Israele", il sommario spiega che "ha fatto strage di civili, una pratica standard dell'esercito israeliano"; "Si stringe la morsa di israele"; quello molto espressivo che cita Rula Jebreal: "Israele non vuole la pace ma il dominio" sono usuali.
Il direttore della Stampa Andrea Malaguti, che al convegno ha difeso strenuamente il suo giornale, naturalmente si risente dell'attacco alla redazione, ed è ovvio che ritenga che le scelte del suo giornale ispirate da professionalità. Ma si sbaglia. Ciò che è accaduto dovrebbe accendere una luce per tutti quelli che cercano lo sfondo di una realtà a senso unico: quella realtà è piena di violenza, terrorismo, odio per la nostra stessa società democratica. Di Ghandi, che il direttore cita, ai suoi aggressori importa ben poco: a noi giornalisti deve importare il declino conoscitivo che ha portato alla violenza dei giovani vandali, e allo stravolgimento della più banale comprensione della realtà dei fatti, e il declino morale di quelle folle guidate da ignoranti.
Riapriamo l'accesso all'informazione, dunque, non scriviamo per piantare le bandiere palestinesi in
Europa, non ammicchiamo alla semplificazione del senso di colpa verso il terzo mondo, ai comunisti, ai fascisti, agli jihadisti e agli antisemiti. Questo sono gli aggressori e purtroppo in parte anche i lettori della Stampa.