L'auto fa sognare e ci rende liberi Lo stile italiano secondo Nuccio

L'auto fa sognare e ci rende liberi Lo stile italiano secondo Nuccio

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(...) Sembra una considerazione banale, ma stando a quello che vediamo sui mercati non sempre è così scontata. Un'automobile bella si vende da sola. Un'automobile brutta, per quanto sicura, economica e affidabile, arranca nelle classifiche di vendita. E questo perché l'automobile continua a essere una scelta razionale, ma dominata dall'emotività.
Penso all'incontro con il presidente di una grande azienda cinese, che al Salone di Shanghai ha esposto un Suv realizzato da noi. Era molto orgoglioso perché, e uso le sue parole, quell'auto «sembrava italiana». Non era la prima volta che sentivo quell'espressione. Sono molti i clienti che ci chiedono uno stile «italiano». E in un mondo più che mai globale, come quello dell'automobile, sono in molti a chiedermi: «Esiste uno stile italiano?». Io dico sempre di sì.
Lo stile italiano, almeno nella concezione che ci ha trasmesso Nuccio Bertone, non è dato dall'architettura del veicolo, ma dalle scelte formali dalle quali questa architettura prende vita. Armonia delle forme, equilibrio delle proporzioni, pulizia del tratto, colore. Sono questi, diceva Nuccio, i fattori cardine dello «stile italiano».
Quindi: funzionalità, innovazione tecnologica, stile. Ma il quadro non sarebbe completo, almeno pensando agli scenari futuri, se non pensassimo anche al mercato del lusso, in cui l'Italia si muove molto bene, in diversi settori, e sempre da protagonista. Accanto ai grandi costruttori, c'è una nicchia di mercato che sta diventando molto importante, quella delle «fuoriserie» o, come si usa dire adesso, delle vetture one-off. Per uno di quei paradossi che rendono sempre affascinante la lettura della storia, le aziende come la nostra stanno tornando alle origini.
Bertone Officina è la divisione aziendale ultima nata nella quale realizziamo interamente a mano, per facoltosi collezionisti, vetture uniche o in piccolissima serie, esattamente come avveniva negli anni Cinquanta e Sessanta. Oltre all'incanto dello stile, queste vetture sono un campionario raffinato del «saper fare» italiano, dal maestro sellaio ai maestri battilastra che lavorano l'alluminio. Uno sguardo al futuro? Siamo fiduciosi ma preoccupati. Fiduciosi perché nonostante la congiuntura difficile siamo determinati ad andare avanti, come vorrebbe Nuccio.


Preoccupati perché percepiamo la scarsa sensibilità del governo centrale e locale per il «distretto del design» che gravita attorno a Torino. Il rischio è che l'Italia perda anche questa eccellenza.
*Presidente di Bertone

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