di Lilli Bertone*
Al di là di ogni considerazione legata alla congiuntura economica, un fatto è certo: l'automobile è rimasta uno dei pochi beni di consumo che continua a farci sognare. Il motivo di fondo di questo sogno è legato a uno dei più antichi desideri dell'uomo: la libertà. Non a caso l'automobile ha reso possibile la mobilità individuale. Mobilità fisica. Molto diversa dalla mobilità virtuale legata ai moderni strumenti informatici che comunque, non a caso, l'automobile ha inglobato come un immenso contenitore, che nel tempo si è arricchito di tutte le tecnologie legate ad altri ambiti di utilizzo, quali la casa (il climatizzatore, ma anche i rivestimenti degli arredi interni e la suddivisione degli spazi che rende tanto attraenti Suv e Mpv, i display multifunzione per vedere film e navigare in rete...) e l'ufficio (un esempio su tutti: il collegamento Internet a bordo).
Ma non solo. Almeno dagli anni Ottanta, cioè da quando Nuccio Bertone ha dato vita alle prime concept car a motore elettrico, l'auto è il banco di prova delle energie alternative. Dopo un grande interesse per l'idrogeno, i costruttori sono tornati all'elettrico. Vedo tanti prodotti interessanti, anche se per adesso la soluzione dell'ibrido (elettrico più termico) sembra quella più funzionale e affidabile. Ma sono certa che il prossimo futuro ci riserverà sorprese anche sul fronte dell'elettrico «puro».
E non dimentichiamo tutte le tecnologie, per lo più di derivazione militare, che permettono di «guidare senza guidare»: abbiamo assistito recentemente a esperimenti veramente fantascientifici di grandi costruttori. E parlando di automobili, almeno dal mio punto di vista, non posso dimenticare lo stile. (...)
(segue all'interno)
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