Dalla Lavigne a Renga tutti in piazza Duomo

Concerti no-stop domani dalle 14 a mezzanotte. Fra le star la figlia di Zucchero e Marco Ligabue Conducono Elio e Ambra

Dalla Lavigne  a Renga tutti in piazza Duomo
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Luca Testoni

Dove ascoltare, uno dopo l'altro, il progetto sospeso tra rock'n'roll e Messico di Marco Ligabue, il fratello del Liga nazionale; la band di Irene Fornaciari, la primogenita di Zucchero; l'idolo dei giovanissimi Avril Lavigne; e l'ultimo vincitore del Festival di Sanremo Francesco Renga? Ma che domanda... In piazza Duomo, no? Quando? Domani. Dalle 14 fino a mezzanotte.
Un'infilata di concerti, senza soluzione di continuità. Rigorosamente dal vivo e gratis. Perché questa è la filosofia del Cornetto Freemusic Festival 2005, maratona-concertone in tre tappe (oltre a Milano, bis al Circo Massimo di Roma il 19 giugno e tris in piazza del Plebiscito a Napoli il 17 luglio), giunta alla sua terza edizione e guidata da una coppia di conduttori d'eccezione: la riconfermatissima Ambra Angiolini e, a sorpresa, Elio, la voce di Elio e le Storie Tese.
Tre le star chiamate a calcare le assi del mega palco all'ombra del Duomo (lungo 50 metri e alto 14, affiancato da due schermi laterali di oltre 20 metri quadrati!): il bresciano Francesco Renga, 37 anni, ex voce dei Timoria, riconvertitosi rocker melodico di successo, che porta dal vivo il terzo album solista «Camere con vista», ristampato con il brano sanremese «Angelo»; i Black Eyed Peas, quattro boys originari dei dintorni di Los Angeles (Will I am, Apl.de.ap, Taboo e Fergie i nomignoli d'arte), esplosi un paio di anni fa con «Elephunk», il loro terzo album, miscela di strumenti live, campionamenti hip-hop tradizionali e rime una volta tanto positive (e non incazzate); e, dulcis in fundo, Avril Lavigne.
Giovanissima (compirà 21 anni a settembre) e carina, ma dal look aggressivo e dal piglio punk (per quanto rassicurante), la canadesina ha rappresentato la risposta dell'industria pop alla saturazione da «bambole di plastica» alla Britney Spears.
La ragazzina (da 15 milioni di dischi, con il suo primo album, «Let go») ha suscitato più di una simpatia e, a suo modo, ha incarnato una provocazione: una decina di anni fa il suo sorprendente esordio discografico, una miscela di rock d'autore e sensibilità punk, portata avanti senza fronzoli da chitarre elettriche taglienti e una voce che non dimostra affatto il suo (reale) stato anagrafico, sarebbe uscita molto probabilmente per un'etichetta gestita da rocker femministe amiche di Kurt Cobain. Oggi invece è un prodotto di punta di una grande multinazionale del disco ed è in heavy-rotation su Mtv e Radio Deejay. A Milano, la biondina incentrerà il suo show sul secondo cd «Under my skin», uscito lo scorso anno.


A completare il cast, due proposte nordamericane - il cantautore soul di colore John Legend e la cricca hip hop Filpsyde -, e quattro di casa nostra: oltre ai Rio, la band tex-mex del fratello, chitarrista, di Ligabue; i catanesi di Mascalucia Sugarfree; l'esordiente Emanuele Dabbono; e Irene Fornaciari.

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