Nel cuore di Milano, alle soglie del 2010, è possibile rischiare la vita sul terrazzo di casa propria per via di un cantiere? Ed è possibile che su quei lavori di «recupero sottotetti» si allunghi il sospetto di una irregolarità? Tutte domande che da giorni animano un condominio di Corso Buenos Aires dopo che nei giorni scorsi F.M. è stata sfiorata da un calcinaccio di 4 kg che le ha sfiorato la testa mentre stava comodamente sdraiata a casa sua. La donna, in evidente stato di choc, è rimasta a casa per tre giorni dopo lo spavento. Una pattuglia dei vigili urbani ha ispezionato il cantiere, mettendo tutto a verbale.
Subito dopo lepisodio è partito un esposto alla Procura di Milano, presentato da un legale per conto di uno degli abitanti della palazzina, nel quale vengono adombrati pesanti sospetti sui lavori e nel quale viene richiesto il sequestro del cantiere. Secondo lesposto, infatti, ci sarebbero delle palesi irregolarità nei lavori di rifacimento del tetto, in quanto - si legge nella denuncia - mancherebbe «la misura minima per dare il via libera ai lavori, 1,80 metri», mentre carte alla mano il sottotetto sottoposto ai lavori ne conterebbe a malapena 1,20 metri. Del «giallo» sui permessi si è discusso in una infuocata assemblea condominiale dove sono volate parole grosse e minacce di vie legali.
Labitabilità dei sottotetti è una prassi molto diffusa a Milano, ed è ovvio che certi palazzi al centro di Milano fanno gola alle imprese affamate di metri cubi. Ma in questo caso il rischio per lincolumità degli abitanti è altissimo. «Ancora oggi (ieri, ndr) - si sfoga al Giornale la malcapitata inquilina - hanno pesantemente martellato il mio tetto. Ho paura di stare in questa casa, ma non posso fare nulla se non denunciare a mia volta questo sopruso a cielo aperto». I legali della donna sono intenzionati ad affiancare un esposto a quello già presentato in Procura e vogliono vederci chiaro.
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