da Roma
Mentre la cancellazione della flessibilità e della legge Bossi-Fini sullimmigrazione occupano i primi posti nellagenda dellala sinistra della coalizione che regge il governo Prodi, una ricerca elaborata dallufficio studi della Cgia di Mestre offre un punto di vista decisamente diverso su entrambi i temi. Tra il 2000 e il primo gennaio 2005 (cui risalgono gli ultimi dati Istat disponibili) in Italia i lavoratori in nero sono diminuiti di 316.600 unità. Nello stesso periodo cè stato unincremento di 1.198.400 lavoratori regolari. E si tratta di unità di lavoro standard. Un parametro che lIstat identifica come posizioni lavorative, regolari o irregolari, a tempo pieno, cioè di 8 ore al giorno. Secondo la Cgia questa significativa emersione di lavoro sommerso è frutto proprio della regolarizzazione degli extracomunitari avvenuta con la Bossi-Fini. E degli effetti dispiegati nel tempo del pacchetto Treu del 1997, che per primo ha liberalizzato il mercato del lavoro. «Visto che in questo quadriennio la crescita economica è stata molto molto modesta - osserva Giuseppe Bortolussi - crediamo che questo risultato sia dovuto principalmente alla combinazione di questi due provvedimenti. Ricordiamo che con lapprovazione della Bossi-Fini tra i 600/700.000 extracomunitari regolarizzarono la loro posizione lavorativa contribuendo moltissimo ad aumentare il tasso di occupazione. Inoltre, la maggiore flessibilità introdotta nel mercato del lavoro con la legge Treu, che è andata a regime proprio agli inizi di questo decennio, ha sicuramente fatto emergere molto lavoro nero». Quanto alla legge 30/2003, ossia la Biagi, il segretario della Cgia dice che è «da escludere, visto che è stata approvata nel 2003 e quindi i suoi effetti si sono dispiegati solo successivamente al periodo temporale interessato da questa analisi, abbia in qualche modo contribuito a contrarre la presenza di lavoratori irregolari». Bisogna aspettare altri dati, insomma.
La Cgia tiene comunque a sottolineare che nel nostro Paese il lavoro nero, nonostante i segnali in controtendenza, continua a costituire una piaga sociale ed economica che non ha uguali in Europa.\
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