
Gli architetti rientrano tra le quattordici professioni interessate dalla riforma generale approvata dal Consiglio dei ministri. Un intervento che arriva dopo anni di incertezze e contenziosi con ingegneri, geometri e periti, e che si propone di fare chiarezza senza introdurre nuove riserve di attività. L’obiettivo dichiarato dal Governo è ordinare un quadro normativo che nel tempo si era stratificato, lasciando zone grigie spesso fonte di conflitti.
Il perimetro delle competenze
Il provvedimento mette al centro la definizione del perimetro delle competenze. Non ci saranno nuove attribuzioni esclusive, ma una ricognizione puntuale delle attività già previste dalla legge, con l’intento di rendere più chiari i confini operativi. Una mappa più nitida che potrebbe garantire maggiore certezza a professionisti, clienti e istituzioni, evitando sovrapposizioni e rallentamenti.
Le nuove sfide del settore
La riforma guarda anche alle nuove sfide del settore. La sostenibilità ambientale, la rigenerazione urbana e la digitalizzazione dei processi progettuali diventano pilastri centrali. La formazione obbligatoria sarà orientata a valorizzare queste competenze, con un’attenzione particolare alle tecnologie come il BIM (Building Information Modeling), sempre più richieste nel mercato internazionale.
Semplificazione burocratica
Un altro aspetto cruciale riguarda la semplificazione burocratica. La relazione illustrativa sottolinea la necessità di alleggerire gli adempimenti legati alle autorizzazioni e ai progetti edilizi.
Una misura che, se attuata, potrebbe ridurre tempi e costi a beneficio sia dei professionisti sia dei cittadini. Con circa 150mila iscritti, gli architetti si trovano dunque davanti a una riforma che non rivoluziona, ma che promette di offrire un quadro normativo più stabile e orientato al futuro.