Luci e ombre di una stagione da applausi fino allotto agosto e dannatamente sbagliata negli ultimi mesi del 2009. La Lazio è riuscita a regalare ai suoi tifosi due successi forse insperati dodici mesi fa - la coppa Italia, vinta ai danni della Sampdoria e la Supercoppa, conquistata a Pechino contro lo schiacciasassi nerazzurro - ma ha chiuso lanno in debito dossigeno, un soffio sopra la zona retrocessione e con la consapevolezza del fatto che i guai non sono finiti.
Lotito, gestore poco amato dalla tifoseria, nel tentativo di moralizzare il calcio sè creato più nemici che amici, specialmente in casa. Gli ha fatto causa per mobbing Pandev, e il macedone lha vinta. Gliela sta per fare Ledesma, altro gioiello di famiglia accantonato quando ha fatto intendere che avrebbe preferito cambiare aria. E lo porteranno in tribunale pure altri tre tesserati, Bonetto e Manfredini il 4 gennaio, poi il portiere Santarelli quanto prima. Ma la Lazio anno domini 2009 non è solo Lotito. È anche Rossi e Ballardini, tecnici contestati per motivi diametralmente opposti ma capaci di regalare due coppe nellarco dun paio di mesi; due galantuomini, ecco la loro unica pecca di timonieri nel contesto d'una piazza disabituata a chi parla sottovoce. È linvoluzione di Zarate e Rocchi, in gol col contagocce negli ultimi mesi, è la rinascita di Baronio e Stendardo, questultimo lunico degli aventiniani
perdonati. È, soprattutto, un club che cerca di rifarsi il look in maniera differente rispetto agli altri, un po perché mancano i «danè» e un po perché così vuole il presidente. Che si fida a malapena di Tare, malvisto dalla tifoseria. Luci e ombre, come quelle dei derby.
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