Via Lecco, Penati porta gli occupanti in Provincia

Palazzo Marino: «Abbiamo offerto loro alloggi riscaldati e li hanno rifiutati, è un’operazione politica». De Corato: «I milanesi capiranno chi sta dalla parte della legalità...»

Sabrina Cottone

Filippo Penati ospita nella sede della Provincia i rifugiati di via Lecco. E è scontro con il Comune sulle azioni del presidente della Provincia, che a sorpresa si è inserito nelle trattative, offrendo accoglienza agli sfollati in una scuola di proprietà del Comune. Ma è solo il primo passo verso il colpo di scena della sera, quando l’assessore Francesca Corso propone «l’ombrello della Provincia» alle persone che hanno rifiutato gli alloggi messi a disposizione dal Comune e deciso di passare la notte in piazza Duomo. Don Colmegna spiega di essere stato lui a far pressioni su Penati: «Sosteniamo questa scelta così come quella di mettere a disposizione una scuola».
Ai limiti dell’incredulità le reazioni da Palazzo Marino. «È pazzesco fin dove arriva la demagogia» attacca l’assessore ai Servizi sociali, Tiziana Maiolo. «Tutto dimostra che è un’operazione politica: hanno rifiutato prefabbricati, appartamenti con piscina a Gallarate, i posti in viale Ortles. Gli abbiamo offerto 500 letti, hanno preferito andare a dormire sulle sedie». Il vicesindaco, Riccardo De Corato, lancia la sfida: «Penati è libero di ospitare chi vuole. Così i milanesi capiranno chi è dalla parte della legalità e chi no e capiranno chi da quaranta giorni sfrutta questi immigrati per fare campagna elettorale. Giudicheranno i milanesi quando andranno a votare». De Corato ritiene le scelte dei rifugiati vere e proprie prepotenze: «Abbiamo offerto ricoveri con riscaldamento e case, rifiutano qualsiasi cosa. Vogliono case vere ma noi non possiamo dargliele perché sarebbe ingiusto verso chi le aspetta da anni, è regolarmente in lista, ne ha diritto e non occupa illegalmente interi palazzi».
Anche la proposta di Penati di mettere a disposizione la scuola fa infuriare Palazzo Marino: il progetto della Provincia è di allestire un campo profughi in una scuola del Gratosoglio di proprietà del Comune, che è già pronto a accogliere cento persone con le brande della Protezione civile. Penati chiede un tavolo al prefetto, proprio come quelli che aveva l’abitudine di allestire Bruno Ferrante: «L'amministrazione provinciale, nonostante non sia stata in alcun modo informata sulla vicenda dello sgombero di via Lecco, è disposta a collaborare». La reazione del Comune è allibita. «La scuola è una soluzione totalmente impraticabile» replica la Maiolo. «Quell’immobile è stato concesso in comodato d’uso alla Provincia perché ospitasse l’istituto superiore Kandinsky. Se è vuoto, ce lo restituiscano» si indigna l’assessore all’Istruzione, Bruno Simini. «La sinistra getta benzina sul fuoco per poi arrivare con gli idranti» accusa il capogruppo azzurro a Palazzo Marino, Manfredi Palmeri, che sottolinea una strana coincidenza: «Fa molto pensare il fatto che in piena fase di confronto, un rappresentante degli occupanti dichiari che il Comune non ha aiutato e chieda alla Provincia di farsi carico delle richieste, e che esattamente due minuti dopo, alle 11.52, Penati, vestito da pompiere, sia intervenuto sulla vicenda».
Arriva la protesta delle associazioni e della Cgil. «Il Comune dice no in modo incomprensibile» dichiarano con una nota congiunta Arci, Caritas, Casa della Carità, Naga e sindacati.

Il fatto è che Penati è già andato molto avanti. Come spiega in una lettera al prefetto «già dal pomeriggio si è dato il via alla riaccensione del riscaldamento». Ma alla fine ha preferito la scelta clamorosa di Palazzo Isimbardi.

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