Ministro della Giustizia dimissionario e nuovo segretario nazionale del Pdl a cui il presidente Silvio Berlusconi ha affidato il restyling del partito, Angelino Alfano comincerà proprio da Milano la sua nuova sfida. L’occasione di un primo incontro con i «lombardi» sarà la presenza a una tavola rotonda lunedì a palazzo di Giustizia con i ministri Roberto Maroni, Renato Brunetta e il presidente della Provincia Guido Podestà per parlare dei beni sequestrati alla mafia. Impegno preso già da tempo, ma che ora assume un valore anche simbolico. Qui il centrodestra ha perso e da qui «con rabbia e orgoglio deve ripartire», spiega l’ex assessore della giunta Moratti Maurizio Cadeo. A dimostrazione di come l’area An non sia per nulla intenzionata ad aspettare inerte un possibile declino.
E proprio sulla nomina di Alfano sono in molti a contare. Quarantuno anni, scuola politica democristiana, doti di equilibrio ed eloquio convincente. Oltre a un’esperienza come coordinatore regionale del partito in Sicilia. Ma soprattutto nessun luogotenente qui a Milano. La miglior garanzia di un’opportunità per tutte le diverse anime del partito che in questo momento di difficoltà si guardano con gran sospetto. Di Alfano in viale Monza si dice anche che sia «in ottimi rapporti con Marizio Lupi, Luigi Casero e Mariastella Gelmini». Quella generazione di quarantenni che considera arrivata l’ora di scalare le posizioni di prestigio. «Se Alfano si limiterà a governare il partito da Roma - racconta un colonnello, ovviamente quarantenne - qui in Lombardia non cambierà proprio nulla. Se, invece, come in molti di noi sperano, si muoverà sul territorio, allora possiamo ricostruire un Pdl che torni a vincere». Per molti una questione generazionale, anche se le dimissioni del coordinatore regionale Mario Mantovani sono state immediatamente respinte da Berlusconi. Due mesi di lavoro, si dice, sono pochi per giudicare il suo operato. E in molti sono pronti a riconoscergli di aver riorganizzato vertici e militanti. Ma dietro a lui sono in molti a scalpitare. Perché in Lombardia la nuova generazione è folta e di qualità. Oltre a Lupi, Casero e Gelmini ci sono Michela Vittoria Brambilla con i suoi Promotori della libertà, Daniela Santanchè, Laura Ravetto, Licia Ronzulli, Lara Comi, gli an Massimo Corsaro, Viviana Beccalossi, Paola Frassinetti e Carlo Fidanza. Si dice che un minor impegno romano per Ignazio La Russa potrebbe portarlo a dedicare più tempo al territorio. «L’impegno di La Russa in Lombardia - sorride un dirigente - non è mai mancato. Anche con il rischio di togliere visibilità a gente dei suoi piuttosto in gamba». Lui sfodera grande affabilità. «Alfano? Non solo non l’ho vissuta come una diminutio, ma sono molto orgoglioso di aver contribuito in maniera forse decisiva alla soluzione di nominarlo segretario».
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