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Dalla Lega braccio di ferro sul Pirellone

Giugno 2009, elezioni amministrative parziali, provincia di Milano e altre amministrazioni lombarde. Fatto, ma non è stato che l'inizio di un lungo filotto elettorale: 2010, regionali, Lombardia compresa; 2011, altra importante tornata amministrativa, Comune di Milano compreso. Un anno di respiro e poi il botto: 2013 elezioni politiche. Tralasciamo di chiederci quale strega maligna ci abbia inflitto il maleficio di votare quasi ogni anno e cerchiamo invece di capire, in questa prospettiva, cosa può succedere in casa nostra. Sapendo che ogni votazione si prepara tenendo conto di com'è andata la precedente ma anche di come il suo esito potrà condizionare la prossima.
Le regionali, dunque: marzo 2010, appena otto mesi. Vuol dire che le candidature vanno decise entro l'autunno. Decisione che in Lombardia sembra già presa: «Formigoni presidente a vita», ha proclamato Berlusconi inaugurando i lavori della BreBeMi. Lo ha fatto alla presenza di Bossi. La Lega, consapevole della sua crescente forza al Nord, da tempo aveva messo le mani avanti: «Vogliamo le presidenze di Veneto e Lombardia». Se in quella occasione, a caldo, l'Umberto non ha replicato all'amico Silvio, lo ha fatto però sabato scorso, ribadendo con forza che «la Lega vuole la Lombardia e il Veneto». Che succede? La prima cosa che viene in mente è che i tempi stringono ed è cominciata la guerra di posizione per ottenere il più possibile dall'alleato. Comunque sembra francamente impossibile che il Pdl ceda all'esigente partner la più grande, più ricca e più avanzata regione italiana. E poi proprio per il quinquennio che deve preparare l'Expo. Ma la cosa è più complessa: l'Umberto è un furbacchione e uno straordinario trattativista. Ormai sappiamo bene che le sue pretese, le sue sparate vanno valutate in una prospettiva politica più ampia. In questo caso pensando anche alle amministrative del 2011 e perfino alle politiche del 2013.

E anche all'ipotesi di un piccolo rimpasto di governo per placare con qualche poltrona i profeti famelici del «partito del Sud». Non a caso lo stesso Bossi si è mostrato incredibilmente comprensivo per i problemi del Meridione. Una disponibilità di cui, in realtà, ha già comunicato il prezzo. Che comunque non sarà la Lombardia.

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