Rumore e sporcizia. Ma anche il sospetto e in alcuni casi anche qualcosa di più, del riciclaggio di denaro sporco e traffico di documenti falsi. Riparte la campagna della Lega Nord contro i phone center, i negozietti gestiti principalmente da extracomunitari utilizzati dagli stranieri per telefonare nelle terre dorigine. Almeno ufficialmente, perché sui reali traffici di questi esercizi che anche a Milano si stanno moltiplicando come funghi esistono molti dubbi.
Più di un anno fa la prima denuncia di Matteo Salvini, leuroparlamentare e capogruppo del Carroccio in consiglio comunale che cominciò una campagna per chiedere più controlli. Allora molte furono le promesse che sembrano, però, essere tutte rimaste sulla carta. «Ma oggi lallarme resta lo stesso - attacca Salvini -. Nonostante le rassicurazioni di Bruno Ferrante, allora prefetto e oggi candidato del centrosinistra. Aveva promesso controlli a tappeto e una task force per monitorare il fenomeno. Ora possiamo dire che i milanesi non hanno visto proprio nulla». Del fenomeno si è occupato anche il consigliere regionale Fabrizio Cecchetti che oggi non può che ribadire quanto già denunciato già un anno fa. «Ufficialmente - spiega Cecchetti - al ministero delle Comunicazioni, che dovrebbe tenere il registro, i phone center censiti a Milano risultano essere appena 109. Ma basta prendere lelenco telefonico e alle pagine gialle se ne possono contare 334. Una cifra anche questa parziale, visto che da fonti della questura i centri di telefonia per immigrati risultano essere almeno cinquecento. Molti, infatti, funzionano abusivamente dentro rosticcerie, ristoranti etnici o negozi di alimentari e cianfrusaglie. Il fatto grave è, dunque, che queste attività sono assolutamente fuori controllo. Non cè nessun rispetto delle norme urbanistiche e sanitarie». Considerazioni molto simili a quelle di tredici mesi fa, aggiornate solo nei dati. Ma non solo. «La novità - spiega infatti Cecchetti - è che nel frattempo è stata approvata una legge regionale che impone norme rigide sugli orari e affida la competenza del controllo alla polizia locale. Tredici ore al massimo di apertura e solo tra le 7 e le 22». Un regolamento, spiegano i leghisti, già applicato in molte altre città. A Firenze 23 phone center irregolari sono già stati chiusi.
«Sono ormai decine - commenta Salvini - le amministrazioni a guida rossa o nera che hanno fatto qualcosa. Possibile che solo a Milano queste fucine di illegalità debbano rimanere impunite? Nulla ha fatto il prefetto Ferrante, ma purtroppo nulla ha fatto anche Gabriele Albertini. Certo, con un vicesindaco leghista le cose andrebbero diversamente. Lordinanza sugli orari e il rispetto delle norme è sulla scrivania del sindaco già da un anno. Ma senza la sua firma è carta straccia». Pronto, allora, lappello ai due candidati sindaco. «È chiaro - aggiunge - come sia ormai indispensabile emanare lordinanza. Ora cè anche la legge regionale che lo permette. Bruno Ferrante e Letizia Moratti si impegnino a firmarla appena nominati sindaco.
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