Legacoop e il sogno di una banca

Un investimento da un miliardo in un settore economico a lungo ambìto

Marcello Zacché

da Milano

Da finanziere rosso Giovanni Consorte sta per schiarirsi e diventare arancione. Il vecchio colore è quello legato all’ex partito comunista, l’ambiente politico di riferimento del mondo cooperativo di cui Unipol è la compagnia assicurativa. Ma l’arancione è il colore della zucca del conto arancio, il simbolo del gruppo Ing, modello al quale il futuro di Bnl e Unipol sembra volersi ispirare.
Rosso o arancione che sia, Consorte punta a portare a termine un’operazione che rappresenta una svolta di formidabile portata per il mondo delle cooperative. O, meglio, di quelle appunto «rosse», unite nella Legacoop. Un modello di impresa economica presente in ogni settore (dalla grande distribuzione alle costruzioni) che facendo bene i conti arriva a rappresentare qualche punto percentuale di Pil nazionale.
Ecco allora che l’operazione Unipol-Bnl diventa uno sbocco, crea le condizioni per una presenza stabile in un settore, quello bancario, che dell’economia italiana svolge più che altrove il ruolo di polmone finanziario. Insomma un pezzo fondamentale dell’economia del Paese dal quale le coop, finora, erano rimaste fuori del tutto o quasi nonostante la loro massiccia presenza nel settore dei consumi e degli investimenti. In questo modo lo storico gap si colma, e il progetto di Giovanni Consorte, che lavora da anni per dare alle «sue» coop questo sbocco, si completa. Completa il quadro il fatto che l’operazione sia di targa tricolore. Permetta cioè di inserire la Bnl in un programma di «riabilitazione» con un progetto strategico del tutto italiano.
Per questo le 36 cooperative azioniste di Unipol tramite la società Holmo investiranno complessivamente 600 milioni: a tanto ammonta la loro quota nella ricapitalizzazione che permetterà di avere le risorse per rilevare la Bnl. Inoltre, le quattro coop che hanno deciso di giocare un ruolo di primo piano entrando nel nuovo patto di sindacato con Unipol (Adriatica, Estense, CoopLigure e Nova Coop) metteranno mano al portafoglio con un ulteriore impegno di oltre 350 milioni.

La Adriatica, guidata da Pierluigi Stefanini, uno dei leader del movimento, è la seconda coop di consumo della Lega (la prima, Unicoop di Firenze, è l’unica che non ha partecipato all’affare: è legata a Mps e non ha seguito Consorte come non lo ha fatto neanche la banca senese), la categoria più ricca e più liquida del gruppo.
In tutto, dunque, l’impegno delle coop è di quasi un miliardo. giocato sul piatto di una partita che darà i suoi frutti nel lungo periodo.

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