Il legame a filo doppio con Milano

Il legame dei bersaglieri con Milano è di quelli a filo doppio, lenti da costruire, impossibili da sciogliere. A cominciare da Luciano Manara, eroe del Risorgimento, fino alle glorie del Terzo Reggimento, il reparto più decorato in assoluto nella storia dell’esercito italiano - a cui il 58° raduno nazionale del corpo è dedicato -, di stanza qui in città fino al novembre scorso, poi trasferito (ma non soppresso, come si temeva) a Capo Teulada, in Sardegna, accorpato alla gloriosa Brigata Sassari. Del resto, questo vincolo così sentito, quasi fisico, comunque spontaneo, tra i fanti piumati e una città all’apparenza sentimentalmente superficiale come Milano, è stato ricordato e sottolineato dal presidente dell’Anb, generale Benito Pochesci, dal comandante militare dell’esercito in Lombardia, generale Camillo De Milano, e dall’assessore Massimiliano Orsatti, durante la presentazione ufficiale della manifestazione. Per questo motivo - hanno sottolineato i militari - il capoluogo lombardo è stato scelto come sede e meta di questo raduno, che precederà di un solo anno quello «naturale» di Torino, per il 150° anniversario dell’unità d’Italia. E lo stesso concetto vale per tutta la terra lombarda, coinvolta in un abbraccio corale fatto di ricordi lontani ma anche decisamente recenti. Nel 1982, ad esempio, furono i bersaglieri del Secondo Battaglione «Governolo», di stanza a Legnano, a partire - si può proprio dire dalla sera alla mattina - per la prima missione di pace in Libano, sotto la guida dell’allora colonnello comandante Bruno Tosetti, che coincise anche con la prima missione di un reparto militare italiano fuori dai confini nazionali dopo il secondo conflitto mondiale.

E che dire degli interventi di protezione civile, per alleviare le sofferenze e il dolore di popolazioni colpite da disastrose calamità naturali, come la devastante alluvione in Valsesia del 1969 o il terribile terremoto in Friuli del 1976? Anche qui, la forza fisica e morale di questi reparti speciali di fanteria non venne meno. Sempre applicata sottotono, senza squilli nè pennacchi. Ssempre al servizio di chi ha avuto e ha bisogno, in un afflato di solidarietà umana totalmente privo di retorica

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