Monica Marcenaro
da Milano
Un doppio successo per la legge antifumo. A un anno dallentrata in vigore delle norme che hanno proibito luso delle bionde in tutti i locali pubblici e in parte di quelli privati, non solo è drasticamente diminuito il consumo delle sigarette, ma sono pure calate le patologie correlate, come ha annunciato ieri il ministero della Salute. In particolare, mezzo milione di italiani si è liberato dalla dipendenza dalla nicotina e nei primi due mesi del 2005 sono calati i ricoveri per infarto acuto del miocardio. A stilare un primo bilancio degli effetti prodotti dalla legge 3/2003 sono stati gli esperti del dicastero in occasione del convegno «Tutela della salute dei non fumatori: un bilancio dopo un anno di applicazione della legge».
Tutti daccordo sugli obblighi imposti dalla legge: nove italiani su dieci hanno condiviso, infatti, lidea di creare spazi appositi per i fumatori nei locali pubblici e di vietare in modo categorico il fumo al di fuori di questi; per la maggioranza (l87,3 per cento) lo stop alle sigarette viene rispettato in modo più o meno rigoroso. I divieti in bar e ristoranti, dunque, non sembrano aver allontanato il pubblico: il 9,6 per cento del campione intervistato afferma infatti di recarsi più spesso di prima nei locali pubblici e per la maggioranza (83 per cento) labitudine a frequentare questi luoghi non è assolutamente cambiata con lentrata in vigore della nuove norme. Meno felice sembra essere invece la situazione nei luoghi di lavoro: se la maggioranza si dichiara favorevole al divieto di fumo in ufficio, solo il 69 per cento crede che questobbligo venga effettivamente rispettato.
Risultati ritenuti più che soddisfacenti dal sottosegretario alla Salute, Domenico Di Virgilio: «La legge italiana sul fumo - ha commentato Di Virgilio - è presa come esempio anche da altri Paesi ed è una legge che guarda lontano poiché, oltre allobiettivo a breve termine di una riduzione dei fumatori già conseguita con successo, mira nel lungo periodo a una tutela più ampia della salute dei cittadini, identificando appunto nel tabagismo uno dei principali fattori cronici di patologie».
I dati parlano chiaro: i ricoveri per infarto acuto del miocardio (Ima) si sono ridotti del 7 per cento nei primi due mesi del 2005 nella popolazione di età 40-64 anni. Il risultato, ancora preliminare, si riferisce al monitoraggio su quattro regioni (Piemonte, Friuli, Lazio e Campania) ed è in controtendenza rispetto a un trend crescente dei ricoveri per gli stessi mesi degli anni 2001-2004. Meno ricoveri dunque, oltre ad un calo consistente di fumatori pari a oltre mezzo milione e una riduzione del 5,7 per cento nella quantità venduta di sigarette. Risultati confermati anche da un altro dato: gli italiani che vogliono smettere di fumare sono in aumento, tanto che nel periodo gennaio-settembre 2005, secondo i dati forniti dallAgenzia italiana del farmaco Aifa, le vendite di farmaci anti-fumo (e in particolare di prodotti sostitutivi della nicotina) sono quasi raddoppiate rispetto allo stesso periodo del 2004.
Inoltre, il 39 per cento circa dei fumatori ha dichiarato di aver diminuito il numero di sigarette fumate dallapplicazione del divieto di fumo nei locali pubblici, mentre la nuova legge è stata il fattore decisivo per smettere di fumare per il 7 per cento di chi ha smesso dopo la sua entrata in vigore.
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