Tiberio Timperi è un giornalista tv di successo ma è anche un papà separato che si batte per una riforma del diritto di famiglia che metta sullo stesso piano, riguardo ai figli minorenni, madri e padri che si lasciano.
Timperi, qual è stata la prima cosa che ha pensato alla notizia dellomicidio-suicidio di Lonato?
«Sapere che due vite sono state spezzate in quel modo mi ha lasciato senza parole. È una tragedia della follia che probabilmente segnala come un padre che vuol fare il padre si può sentire davanti a una separazione».
Se conoscesse qualcuno capace di compiere azioni simili che cosa gli direbbe?
«Lo ammanetterei e gli spiegherei che per i padri come lui la separazione è una lunga traversata nel deserto».
Perché?
«Perché siamo genitori di serie b e i tempi della giustizia non sono i tempi del cuore . Lunica cosa da fare è non perdere il contatto con i figli, sfruttare al meglio ogni singolo pomeriggio...».
Una condanna senza appello del nostro ordinamento.
«Mi chiedo che cosa accadrebbe se in Italia non fossimo prigionieri di una cultura aberrante che nelle separazioni con figli favorisce quasi sempre le madri».
Si eviterebbero casi come quello di Lonato?
«Forse davanti alla prospettiva di dover centellinare il tempo da trascorrere con sua figlia quel padre ha provato un dolore insopportabile».
Che cosa si dovrebbe fare per limitare le sofferenze inevitabili nelle separazioni che vedono coinvolti figli piccoli?
«Innanzitutto bisognerebbe che i giudici disponessero laffido condiviso senza collocare nel 95% dei casi i bambini presso la madre».
Ma perché avviene questo?
«Se un padre chiede laffido gli avvocati subito cercano di fargli cambiare idea e i giudici lasciano intendere che se insiste potrebbero optare per soluzioni tipo strutture daccoglienza».
Come se ne esce?
«Con una battaglia civile per una riforma che garantisca almeno i patti prematrimoniali, che semplificherebbero molte cose, il mantenimento diretto, che eviterebbe quella rendita parassitaria che in molti casi sono gli assegni di mantenimento, e larresto del genitore collocatario che non rispetta i provvedimenti del giudice».