Una legge nata per battere la disoccupazione giovanile

Sgravi alle aziende che assumono e libertà di licenziare per un periodo di due anni

da Parigi

La storia è cominciata lo scorso autunno con la cosiddetta «rivolta delle banlieues». Per tranquillizzare i giovani di periferia, sul sentiero di guerra contro tutto e tutti, il governo ha promesso una legge generosa in investimenti sociali e lotta alla disoccupazione. Tra le molte misure presenti in quel testo, il primo ministro Dominique de Villepin ha voluto inserire una deroga alle norme sul diritto del lavoro, destinata a combattere la disoccupazione delle persone di età inferiore ai 26 anni (pari al 23 per cento della popolazione attiva in quella fascia d’età contro una disoccupazione complessiva in Francia del 9,6 per cento). Chiave del Cpe (contratto di prima assunzione) è la possibilità per le aziende di licenziare in piena libertà, per un periodo di due anni i giovani assunti in base alle nuove norme. Al tempo stesso, le aziende che recluteranno giovani col Cpe verranno gratificate con sovvenzioni e sgravi fiscali. Apparentemente si tratta di una manna per le aziende e di un bel vantaggio anche per i giovani, che potranno trovare più facilmente un’occupazione, sperando poi in un contratto definitivo. In realtà l’idea di una deroga al diritto del lavoro, valida solo per i giovani, ha fatto esplodere la protesta. Il governo è andato per la sua strada e la legge è stata approvata definitivamente una decina di giorni fa da ambedue i rami del Parlamento.
Ciò crea una situazione difficilissima da gestire. Infatti nei quattro precedenti in cui ci sono state negli ultimi vent’anni ampie proteste studentesche in Francia contro i progetti di governi - nel 1986, nel 1991, nel 1994 e nel 2004 - i disegni di legge contestati non erano giunti al voto finale, per cui hanno potuto essere messi da parte in modo relativamente agevole. Ma questa volta il governo si è complicato la vita da solo, accelerando i tempi dell’approvazione parlamentare del disegno di legge.
Una speranza per Villepin potrebbe venire da un fenomeno in atto da due o tre giorni: il rafforzamento dei movimenti giovanili favorevoli alla ripresa delle lezioni universitarie. Il numero delle università occupate o comunque paralizzate è sceso ieri da 56 a 49 (su 84), ma è sempre elevatissimo. In pratica anche nelle università «normali» le lezioni vanno avanti a singhiozzo e l’insegnamento è perturbato in tutta la Francia.
Dunque il ministro dell’Educazione nazionale Gilles de Robien e il ministro degli Affari sociali Jean-Louis Borloo si preparano a cercare una via d’uscita, che potrebbe esprimersi attraverso i decreti attuativi della legge sul Cpe. Ma lo spazio di manovra è davvero risicato.
Infine c’è la possibilità che la Corte costituzionale, a cui l’opposizione di sinistra ha presentato un ricorso per bloccare il Cpe, decida tra un paio di settimane di censurare alcuni articoli della nuova legge.

Effettivamente l’idea di una deroga alle norme sul diritto del lavoro, valida solo per le persone di meno di 26 anni, può dar luogo a qualche contestazione di carattere giuridico. A quel punto il governo potrebbe cogliere la palla al balzo per ritirare l’insieme della legge, dicendo che ne ripresenterà un’altra al momento opportuno. Ossia alle calende greche.

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