La legge (non) è uguale per tutti

Marcello D’Orta

Allora il giudice disse: «Quel povero diavolo è stato derubato: pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigione».
«Se escono di prigione gli altri, voglio uscire anch'io», disse Pinocchio al carceriere.
«Voi no», rispose il carceriere.
«Domando scusa - replicò Pinocchio -, sono un malandrino anch'io».
«In questo caso avete mille ragioni», disse il carceriere, e levandosi il berretto rispettosamente, e salutandolo, gli aprì le porte della prigione e lo lasciò scappare.
Vorrei che qualche giudice, avvocato, giureconsulto o azzeccagarbugli, mi spiegasse su quali basi morali e civili sia stato redatto il Codice penale e con quale logica venga applicato, perché io non ci capisco niente.
Lasciando stare la letteratura romanzesca, che ha spesso visto poveri cristi pagare più del dovuto per le proprie colpe verso la società (un esempio su tutti Jean Valjean, che per il furto di un pezzo di pane scontò 19 anni di lavori forzati) e restando alla realtà e ai tempi d'oggi, ascoltate queste due brevi storie di vita vissuta.
Nel 1995, tale Jerry Williams, di Torrance (Los Angeles, California), essendo recidivo, rischiò l'ergastolo (sì, avete letto bene, proprio l'ergastolo) per aver rubato una pizza. Se non ricordo male, se la «cavò» con 25 anni di reclusione.
Sempre negli Stati Uniti (Texas, anno di grazia 2000), il signor Kenneth Paye fu punito con 16 anni di prigione per aver rubato, in un supermercato, una merendina al cioccolato (anche lui era recidivo, avendo sottratto anni prima una scatola di biscotti in un negozio di dolciumi).
Alcuni giorni fa, in piazza Ottocalli, a Napoli, la polizia è stata aggredita da decine di persone e bersagliata (oltre che da sputi) da lanci di oggetti che hanno provocato il ferimento di dodici agenti (per ogni retata della polizia, dai balconi partenopei si fanno cadere utensili e suppellettili in tale quantità da ricordare le Cinque Giornate di Milano).
Tre donne che avevano partecipato all'assalto sono state fermate e condotte in carcere. Ma ecco che il giudice le rimette in libertà, con il solo obbligo di essere reperibili in determinate ore del giorno, e di non lasciare per qualche tempo la città.
A biasimare il provvedimento si sono trovate d'accordo, una volta tanto, opposizione e maggioranza. Il sindaco Rosa Russo Iervolino ha espresso «forte sconcerto» per la decisione, e Italo Bocchino, deputato di Alleanza nazionale, ha dichiarato che «la decisione di rimettere in libertà le donne non contribuisce certo a ristabilire il comune senso di giustizia in una città ormai allo sbando e priva di riferimenti».
La scarcerazione delle donne costituisce infatti la regola e non l'eccezione in questo genere di reato. Su tremilacinquecento persone arrestate negli ultimi tempi nel capoluogo campano, circa duemilacinquecento sono state rimesse in libertà entro le 48 ore successive al fermo.
Una nota canzone napoletana recita così: «Aràpete, fenèsta, famme affaccià Maria».


Durante un blitz, se Maria si affaccia, novanta su cento è per centrare un poliziotto con un water.

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