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L'Egitto non è come la Tunisia Caos, in fuga i figli di Mubarak

Continuano gli scontri, la rivolta egiziana è più preoccupante di quella tunisina: il popolo è più povero e c'è una maggiore influenza islamica nel mondo politico. El Baradei: "L'intifada continuerà fino a quando non lascerà il Paese". Più di 20 i morti ad Alessandria, secondo al Jazeera le vittime dall'inizio della rivolta in tutto l'Egitto sono più di cento. Razziato il museo egizio (video). La moglie e i figli di Mubarak sarebbero fuggiti a Londra. Il '48 arabo rischia di soffocare la democrazia. Obama lancia un appello a Mubarak: "Gli Usa sosterranno i diritti del popolo egiziano" (video)

L'Egitto non è come la Tunisia 
Caos, in fuga i figli di Mubarak

Il Cairo - L'Egitto sprofonda nel caos. L'esercito è nelle strade e continuano gli scontri tra i manifestanti e la polizia, nonostante il coprifuoco indetto dal governo. La posta in gioco e salita e l'obiettivo è stato dichiarato dallo stesso Baradei: continuerà l'intifada sino a quando Mubarak e la sua famiglia non lasceranno il potere. Secondo Al Jazeera le vittime sono almeno cento. Nelle strade del Cairo continuano sentirsi spari. La tensione non si calma nemmeno ad Alessandria dove sono stati uccisi almeno venti manifestanti. Una situazione che spaventa gli osservatori internazionali. La sommossa egiziana non è un rigurgito della rivolta del pane che ha infiammato la Tunisia, ma un terremoto politico che rischia di avere conseguenze difficilmente prevedibili. L'Egitto, a differenza della Tunisia, è un Paese vasto e quindi difficilmente controllabile militarmente. In secondo luogo l'Islam rappresenta una componente politica determinante, come dimostra il ruolo svolta nella protesta dai Fratelli musulmani. Terzo, e decisivo, fattore: l'Egitto è molto più povero della Tunisia, una bomba economica e demografica pronta a deflagrare: la miccia è accesa. La famiglia di Mubarak, compreso Ghamal il figlio indicato come sucessore al "trono", è fuggito a Londra. Il presidente, nel tentativo di placare le proteste, ha nominato premier il ministro dell'aviazione Ahmad Shafiq.

Baradei: "Avanti fino alla caduta del regime" "Se il regime non cade, l’intifada del popolo continuerà": lo ha detto l’esponente dell’opposizione egiziana Mohamed El Baradei in dichiarazioni alla tv Al Jazira. 

Furti e devastazione al museo del Cairo Bande criminali hanno razziato il museo egiziano del Cairo e l’ospedale pediatrico del centro tumori della capitale egiziana. La tv satellitare al-Arabiya ha trasmesso le immagini che mostrano le vetrine contenenti i reperti archeologici infrante e molti reperti rotti e gettati in terra. Poco prima i medici dell’ospedale pediatrico, che fa capo al polo oncologico della città, hanno chiesto tramite l’emittente l’intervento dell’esercito per la presenza di bande criminali che tentano di rubare i macchinari presenti nel nosocomio. 

La piazza non si ferma "Vattene, Vattene", ha urlato la folla all’indomani del discorso del Rais che ha promesso riforme e un nuovo governo per placare le proteste dilagate in tutto il Paese. I manifestanti si sono radunati in piazza Tahrir, l’epicentro di quella che è stata ribattezzata la Rivoluzione del 25 gennaio, presidiata da centinaia di soldati e poliziotti. "Pacifici, pacifici", hanno scandito per rimarcare che la protesta contro il Rais al potere dal 1981 non vuole essere violenta. Alle 6 ora italiana è finito il coprifuoco al Cairo, a Suez e ad Alessandra d’Egitto, le tre città teatro degli scontri più violenti nei giorni scorsi. C’è stata notizia di alcuni saccheggi durante la notte.

L'appello di Obama Il presidente americano Barack Obama avverte Hosni Mubarak di non usare la forza contro i dimostranti, arrivati al quinto giorno di proteste in piazza nelle principali città egiziane. In un breve discorso dalla Casa Bianca venerdì sera, il presidente Usa ha detto di aver parlato al telefono con l'omologo egiziano e di averlo avvertito che "la prima preoccupazione è di evitare ferimenti e perdita di vite". Pur non allineando la posizione statunitense con quella dei dimostranti che domandano le dimissioni di Mubarak, Obama ha detto che "il popolo egiziano ha dei diritti universali tra cui il diritto di assembramento pacifico" e che "sarà il popolo egiziano a determinare il futuro dell'Egitto".

Tuttavia Obama non ha voluto rompere con un presidente che è stretto alleato di Washington da quando è salito al potere nel 1980: "Ci saranno giorni difficili, ma gli Stati Uniti continueranno a sostenere i diritti del popolo egiziano", ma anche "a lavorare con il governo".

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