da Milano
Lingresso di Aeroflot tra i pretendenti dellAlitalia, al fianco di Unicredit, ha acceso curiosità e fatto nascere dei misteri. La cordata è partecipata per il 95% dalla compagnia russa, e questo contrasta con le regole fissate dal bando di gara, fermo nella richiesta del mantenimento del portafoglio dei diritti di volo di Alitalia, cosa che per un soggetto straniero non è possibile. Unicredit, che rappresenta in Italia il «cliente» Aeroflot, non può non averci pensato: ma come sarà risolto questo problema? Al Tesoro la cosa deve aver creato qualche perplessità, se ambienti vicini al dossier assicurano che il tema «è oggetto di analisi». È vero che il Tesoro si è riservato la facoltà di interrompere o cambiare le regole in qualunque momento, ma la cosa è per ora ritenuta del tutto improbabile; ogni modifica, soprattutto, dovrebbe essere seriamente motivata, e a oggi un cambiamento è da considerare quanto meno prematuro.
Sia Unicredit che Aeroflot hanno fatto esplicitamente intendere di un «terzo partner» pronto a entrare in cordata, «una compagnia aerea occidentale». Quesito: perché non vi è entrata subito, visto che il termine scadeva il 2 aprile e che - stando al Tesoro - non si apriranno più «finestre» per nuovi ingressi? Molti sussurrano che dietro Aeroflot si nasconda Air France: che ragione avrebbe la compagnia francese di non rendere palese il proprio interesse? Forse per esporsi ufficialmente soltanto al naufragare (eventuale) di questa procedura?
Mentre il ministro dei Trasporti Bianchi si dice «moderatamente soddisfatto» sullavanzamento delle fasi per la privatizzazione di Alitalia, un giornale russo, Kommersant, sostiene una tesi molto suggestiva: lAlitalia sarebbe oggetto di uno scambio tra governi, ovvero Alitalia contro energia. La cessione della compagnia allAeroflot spianerebbe la strada alla partecipazione di Eni ed Enel allasta per gli asset di Yukos.
La lente del Tesoro su Alitalia-Aeroflot
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