Settembre decisivo, a Firenze, per gli «Indiana Jones» sulle tracce di Leonardo da Vinci, che  cinque secoli dopo si conferma sempre una vera superstar dell'arte. A Palazzo Vecchio pare  giunto al bivio l'ultratrentennale studio di Maurizio Seracini per individuare la Battaglia di  Anghiari dietro una parete del Salone dei Cinquecento, mentre nell'ex convento di Sant'Orsola  stanno per riprendere gli scavi per trovare la tomba di Lisa Gherardini del Giocondo, la donna  ritratta nel quadro del Louvre.
 Due ricerche distinte e parallele sostenute da enti diversi - il Comune spera nella Battaglia di  Anghiari, la Provincia punta sulla Gioconda - ma che hanno già dato prova di avere il  denominatore unico di risvegliare interesse internazionale per Leonardo, Firenze e il  Rinascimento italiano.
 Per entrambe, ragionevolmente, si attendono risultati importanti a settimane. Sulla Battaglia di  Anghiari, l'affresco perduto che Leonardo non completò, ma del quale hanno parlato i molti suoi  contemporanei che lo hanno citato come della sua opera insuperata, Seracini questo agosto ha  raccolto nuovi dati, usando attrezzature hi-tech più potenti capaci di «leggere» che cosa si  cela oltre la parete dove oggi è visibile invece la Battaglia di Marciano della Chiana di  Giorgio Vasari. Per ora l'ingegnere prestato all'arte, inventore della «diagnostica dei beni  culturali», conferma quanto gli era già noto quasi un decennio fa: «Si vede che c'è  un'intercapedine nella parete», ha detto. Un vuoto che Vasari, architetto responsabile di una  importante ristrutturazione di Palazzo Vecchio, avrebbe lasciato sul lato del Salone dove  Leonardo aveva dipinto la Battaglia di Anghiari. Forse, è la teoria di Seracini e di altri  fautori della ricerca, proprio per preservare l'affresco leonardesco dalla distruzione. «Questa  è solo una conferma: ora aspettiamo nuovi calcoli nelle prossime settimane», ha detto Seracini,  che dagli anni Settanta applica all'arte tecniche simili a quelle usate in medicina e in  ambienti militari: ecografie, termografie, raggi X, raggi gamma, ultrasuoni, radar e altre  ancora. La ricerca della Battaglia di Anghiari è stata aggiornata proprio seguendo l'evoluzione  delle tecnologie. E gli strumenti attuali sembrano tali da incoraggiare l'ultimo salto, il più  spettacolare: convincere le autorità a «bucare» la parete per vedere se ci sono tracce di  pittura sul muro originale «salvato» da Vasari.
 Ma settembre esalta anche la Gioconda. Il Comitato capeggiato dal ricercatore Silvano Vinceti ha  ricevuto nuovi finanziamenti per cercare la tomba di Lisa Gherardini nell'ex convento di  Sant'Orsola, dopo gli scavi archeologici di primavera.
 L'obbiettivo è trovarne i resti per poter compiere studi iper-ambiziosi, addirittura al punto di  immaginare di ricostruire il volto della Gioconda così da aver risposte sulla discussa identità  della modella di Leonardo. E non è finita: sempre Vinceti e il suo comitato - con il sostegno  della Provincia di Firenze - spingono per un altro progetto «estremo» legato alla Gioconda:  farsi prestare dal Louvre il quadro ed esporlo a Firenze nel 2013, l'anno del centenario del  ritrovamento dell'opera (1913) dopo il furto operato da Vincenzo Peruggia nel 1911.
Leonardo, settembre decisivo per gli Indiana Jones sulle tracce del genio
L'ingegnere che da anni cerca l'affresco perduto di Palazzo Vecchio, «La battaglia di Anghiari», è convinto di essere vicino alla meta. E intanto riprendono le ricerche della tomba della Gioconda, una volta trovata la quale si intende ricostruire il volto della donna dal sorriso più enigmatico e famoso della storia dell'arte
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