La lettera «Silvio, non fare come il conte Ugolino» Micciché attacca il Cav, ma stasera è a cena con lui

Una lettera accorata, piena di amarezza e di riferimenti letterari. Un testo riservatissimo, naturalmente, ma non abbastanza da non finire a tutte le agenzie di stampa. Caro Silvio, avrebbe scritto al premier Gianfranco Micciché, leader della «fronda» siciliana, «non vorrei che fossi diventato come il conte Ugolino che mangiava i suoi figli...». E ancora, tanto per rendere più chiara la citazione della Divina Commedia, e del nobile toscano (nel tondo) costretto nell’ultimo cerchio dell’Inferno per aver mangiato i propri figli: «Siamo cresciuti insieme e abbiamo insieme aiutato a crescere» tanti dirigenti in Sicilia – il richiamo di Micciché è diretto su tutti al Guardasigilli Angelino Alfano, che «ora si ribellano contro di me». Il messaggio del sottosegretario, per la verità non confermato, si sarebbe chiuso con tanto di annuncio di dimissioni. «Ho sentito più volte Micciché parlare di dimissioni – è intervenuto il coordinatore del Pdl in Sicilia, Domenico Nania - mi auguro che non avvengano. Altra cosa è lottare all’interno del Pdl per valorizzare la classe dirigente del sud, altra è andar via».


Resta il fatto che la missiva sarebbe stata scritta prima dell’intervento diretto di Berlusconi a favore del Sud, e quindi già «superata». A conferma del dialogo riaperto, la notizia di una cena a Roma in programma stasera tra Berlusconi e alcuni parlamentari siciliani del Pdl, Micciché compreso.

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