Era una domenica mattina, nel rigoglio della primavera: questo è l'incipit straniante, da tema in classe, di La sentenza di Franz Kafka. Il racconto viene ora riproposto in una veste particolarmente elegante da Palingenia (pagg. 112, euro 24) a cura della traduttrice Margherita Belardetti, con un utile saggio di Roland Reuss, con testo originale a fronte.
È la seconda pubblicazione di Kafka, ma in realtà La sentenza è davvero il primo testo dell'autore praghese. L'incipit, così innocente, è indispensabile per proseguire con una storia intensa, travolgente, sconvolgente che apre l'immenso tema del rapporto tra l'io sempre figlio - e la figura minacciosa del padre, il grande motivo di tutta la scrittura kafkiana, che sorge in quel grande laboratorio della distruzione del mondo ottocentesco ad opera della cultura della Mitteleuropa ebraico-tedesca, da Praga, Vienna fino a Trieste, dove ci si confronta, con Freud, Kafka e Svevo, con la disintegrazione della famiglia tradizionale.
Per l'autore «La sentenza, che mi sta particolarmente a cuore, è senz'altro molto breve, ma è anche più poesia che racconto». E ancora: «Il racconto è più poetico che epico. È il lavoro che amo di più, e per questo è da sempre mio desiderio che, se possibile, possa essere valorizzato autonomamente» (desiderio adempiuto da Palingenia). Tutto nato in una notte, quella tra il 22 e il 23 settembre 1912, quasi un atto di nascita della letteratura non solo tedesca - della modernità. E del resto che si trattasse di un vero parto l'autore ne era ben consapevole, così ne scrive a Felice Bauer, l'amica berlinese, decisiva nella sua nascita come scrittore. L'aveva conosciuta in agosto in casa di Max Brod, l'amico di una vita. Sempre titubante, insicuro, spietatamente autocritico, ma in realtà convinto della svolta operata per la letteratura del suo tempo, annuncia a Felice di aver scritto la novella, anzi «Una storia» (così il sottotitolo): «Ma tu non conosci la tua piccola storia. È un po' selvaggia e insensata, e non sarebbe niente se non possedesse una verità. Non capisco proprio come io mi sia risolto a dedicarti un simile parto, perlomeno assai dubbio. Ah, carissima, quanto sono felice grazie a te; in quell'unica lacrima che la tua storia mi ha fatto versare nel finale si mescolavano anche le lacrime di questa felicità».
E infatti con Felice si accende la sua facoltà immaginativa, creatrice: Kafka era stato fino allora autore di raffinate prose d'arte quelle raccolte nel prezioso volumetto Contemplazione, proposto un anno fa sempre la Palingenia. Ma d'un tratto, da quella notte, è tutto diverso, finita l'art pour l'art, adesso la scrittura è energia, corpo, sangue e vita: «Solo così si può scrivere, solo in una simile continuità, con questa totale apertura del corpo e dell'anima». La fisicità della scrittura viene annotata sul diario (suo testo segreto e meraviglioso, inesauribile), sempre in quei giorni estatici: «La storia è uscita da me come un vero e proprio parto, coperto di sporcizia e di muco, e solo io ho la mano che possa spingersi fino al corpo e ne abbia voglia».
Il racconto viene immediatamente letto in cerchie sempre più ampie di amici e di giovani scrittori praghesi e già il 6 dicembre 1912 dopo una lettura pubblica e mesi prima della pubblicazione - in un articolo nel supplemento culturale di Bohemia, lo scrittore Paul Wiegler profetizza: «La sua novella La sentenza è la manifestazione di un grande, sorprendente talento, appassionato e disciplinato, che già ora ha la forza di andare da solo per la sua strada». E così fu.
Dimenticati i numerosi scrittori della Praga tedesca e anche i molti autori dell'espressionismo, cui veniva avvicinato, solo Kafka resta: l'estrema possibilità della scrittura al di là dei giochi metaforici come nota la traduttrice - con l'invenzione di quella scrittura assoluta, che aveva intuito a ventun anni: «Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Un libro dev'essere la scure per il mare gelato dentro di noi. Questo credo».Ps. Istruzioni per l'uso: La sentenza è necessaria per chi vuole iniziare a comprendere la letteratura della modernità.