Javier Milei, dietro la motosega c’è un pensiero

Javier Milei, economista, outsider e oggi presidente dell’Argentina, firma con Il cammino del libertario (Rubbettino) un libro che è insieme autobiografia, pamphlet e granata lanciata contro il conformismo progressista che domina il dibattito pubblico

Javier Milei, dietro la motosega c’è un pensiero
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Ci voleva un argentino con la chioma ribelle e la voce da predicatore per ricordarci una cosa che in Europa abbiamo dimenticato: la libertà non è un favore dello Stato, ma la sua più grande minaccia. Javier Milei, economista, outsider e oggi presidente dell’Argentina, firma con Il cammino del libertario (Rubbettino) un libro che è insieme autobiografia, pamphlet e granata lanciata contro il conformismo progressista che domina il dibattito pubblico.

Altro che politicamente corretto: Milei è il contrario vivente. Grida, provoca, demolisce, cita Mises e Hayek come fossero compagni di birra, e lo fa con la passione di chi crede davvero che il mercato sia l’unico strumento di emancipazione dell’uomo. Per lui lo Stato è una macchina vorace, un mostro fiscale che divora la ricchezza e soffoca il talento. «La tassazione è un furto legalizzato», scrive senza mezze misure. E capisci subito che non

stai leggendo il solito economista da salotto. Anzi nei primi capitoli vi spiega per filo e per segno il suo cammino culturale verso il liberalismo, vi racconta con semplicità la teoria economica del monopolio. Dietro al fenomeno Milei c’è molto di più di una motosega.

Il libro scorre come un manifesto urlato, un viaggio personale e politico in cui Milei racconta come ha deciso di sfidare il sistema partendo da un’aula universitaria fino al palco di Buenos Aires. È il racconto di un uomo che non chiede il permesso di pensare, e che del dissenso ha fatto la sua identità. Ogni pagina è una frustata contro la burocrazia, il parassitismo di Stato, l’ipocrisia delle élite che predicano uguaglianza ma vivono di rendite pubbliche. Milei non si nasconde dietro giri di parole: attacca, argomenta, cita numeri e scuote.

Si può amarlo o odiarlo, ma è impossibile ignorarlo. Il cammino del libertario non è un saggio per accademici ma sarebbe molto utile, anche per essi, leggerlo: è un grido di battaglia, scritto con la furia di

IL LIBRO Javier Milei, «Il cammino del libertario» (Rubbettino, pagg. 296, euro 22; a cura di Claudia Razza)

chi crede che la libertà valga più del consenso. E se l’Occidente, anestetizzato dal politicamente corretto, avesse bisogno proprio di questo urlo argentino per svegliarsi dal torpore, forse vale la pena ascoltarlo.

L’introduzione di Alberto Benegas ha il merito di sintetizzare il decalogo di Milei, dalla lotta all’ambientalismo al ruolo

pericoloso delle banche centrali. Dalla legislazione sul lavoro all’aborto (sulla qual cosa ci sarebbe da discutere, ed è forse il punto più ostico per un libertario classico) e poi fisco, democrazia, debito estero e dazi.

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