Scandali, pettegolezzi, furori. La vita corre sul treno delle 8,43

I ricordi dell’amico Ambrogio Borsani che per anni condivise con lui il viaggio sulla "Transiberiana" Novate-Cadorna

Scandali, pettegolezzi, furori. La vita corre sul treno delle 8,43

Volete ripercorrere in un viaggio di sessanta pagine - stazione più sta- zione meno - la vita, i furori, le sfuriate, le parole, le opere, la mis-sione, gli amici, e i nemici, tanti, le avven-ture erotiche, quelle intellettuali, quelle po- litiche, e le passioni e i dolori di Giovanni Testori, scriptor optimus et gran lombàrd, da Novaa? Bene. Potete prendere il libro di Ambro-gio Borsani, Testori in Transiberiana (Luni
Editrice, pagg. 64, euro 10), accomodarvi in prima classe, quando ancora c9erano le poltrone coi velluti rossi, e ascoltare. Borsa-ni, che oggi è un affermato scrittore di 80 anni, ma allora era direttore creativo in diverse aziende, conobbe Giovanni Testo-ri a metà degli anni 970, fra L'Arialda e l'Edipus, sull98 e 43 della tratta Saron-no-Milano delle Ferrovie Nord: l'uomodella Pubblicità saliva a Sarònn, l9uomo di Lettere a Novate Milanese. Poi, il secondo iniziava a parlare - dopo però aver stretto la mano al compagno di pendolarismo - e il primo ad ascoltare. E a prendere appun-ti mentali. Dai quali nasce Testori in Tran-siberiana, una Transiberiana provinciale e cortissima, meno di dieci chilometri fra Novate e Milano centro, mezz9ora di sferra-gliamento attraverso campi, brina, fabbri-che e nebbie padane. Un libro che uscì in una prima versione, con altro titolo ed edi-tore, nel 2002; poi tornò, di lunghezza dop-pia, nel 2010; e ora riappare, per il centena-rio di Testori, di lunghezza quadrupla e con nuovi ricordi. Così da un incontro casuale in treno nac-que una lunga amicizia. Borsani e Testori- comuni radici comasche, stessi innamo-ramenti per la letteratura e per l'arte - siincontrarono sull'98 e 43 per caso; lo prese-ro per anni, tutti i giorni, imparando a co-noscersi, a fidarsi e confidarsi, e poi inizia-rono a frequentarsi e chiacchierare anchegiù da quelle carrozze appannate dal fred-do e dalle piogge milanesi, fra torrefazionie teatri, fino alla morte dello scrittore, nelmarzo del 993, trent'anni fa. Ogni mattina un nuovo viaggio, un nuovo racconto, e oggi un altro ricordo per noi lettori. Fra i ricordi più belli, scarrozzando fra Luchino Visconti, Géricault, Alain Delon, Arbasino, Tanzio da Varallo..., ne sceglia-mo una manciata. I racconti in cui Testoridava vita ai personaggi disperati dei suoiprimi romanzi: boxeur, puttane, magnac-cia, la Gilda, il Pessina, la Maria Brasca, ilCiulanda, tutta gente di famiglia per i testo-riani...Poi il pettegolezzo su Giulio Einau-di, il Re Sole torinese nella nebbia milane-se, con il macchinone blu e lo chauffeurche lo attendono nella strada di fronte al Castello Sforzesco, sotto il palazzo della sua amante, Antonia Mulas. Poi il suo rap- porto con Comunione e liberazione, che forse ha un po' oscurato la parte più turbo-lenta, e umana, e erotica di Testori... «La contraddizione tra esigenze della fede e abissi della carne».

E poi la sua personale rivoluzione esistenziale, estetica, politica, a là Pasolini, quando cominciò a bombar-dare la morale borghese dalle pagine del Corriere della sera, siamo alla metà degli anni 970, e basti citare il suo pezzo d9esor-dio, La cultura marxista non ha il suo lati-no, sulla corsa degli intellettuali di sinistra ad arraffare posti di potere (oooops!): «Uni-versità, musei, sovrintendenze, teatri, orga-ni di biennali, triennali e quadriennali: tut-to ciò che era possibile è stato luogo d'un arrembaggio famelico...

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