Una velenosa congiura agita Venezia

Matteo Strukul porta il lettore in una Serenissima dove si trama e si uccide

Una velenosa congiura agita Venezia
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Venezia, primi decenni del Seicento. La Serenissima naviga in acque agitate. È sempre una delle grandi potenze navali del Mediterraneo ma gioca da decenni sulla difensiva. Le grandi potenze europee hanno già allungato le mani sulla penisola italiana e la grande ed autonoma potenza navale e gli scontri con la Sublime porta che da lì a qualche decennio sarebbero culminati nella Guerra di Candia potevano ridestarsi in ogni attimo. Ma il nemico che più preme alle porte, almeno allo scoperto, sono i pirati uscocchi armati e sostenuti dall'arciduca d'Austria. Colpiscono le galee fabbricate all'Arsenale e non danno tregua, i loro piani sono però ben più minacciosi e puntano a mettere le mani su quel dominio di terra che è cintura protettiva e riserva vitale per la città lagunare. Scoppierà infatti a breve la violentissima guerra di Gradisca (1615-1617).

Questo è lo sfondo che Matteo Strukul ha scelto per il suo nuovo romanzo storico, in libreria da questa settimana, e di cui in questa pagina presentiamo per gentile concessione dell'editore un estratto: La congiura delle vipere (Newton Compton, pagg. 346, euro 12,90).

Strukul, famoso per la saga I Medici e già autore di thriller veneziani che hanno per protagonista Canaletto, in questo caso mette in scena giocando con gli stilemi del feuilletton ottocentesco, un misterioso spadaccino mascherato, El Caigo, che si muove all'interno di una città dove si congiura e la guerra incombe. Il suo nome in veneziano significa «la nebbia» e le sue azioni gettano nello sconcerto birri, inquisitori, e financo il Doge Marcantonio Memmo.

Ne esce una sciarada piena di veleni, duelli e battaglie. In questa pagina vi presentiamo uno scontro in mare tra i veneziani e il crudele pirata uscocco Ivo Stojan, detto il Mangia-Cuori.

Pur nell'invenzione letteraria rende bene l'atmosfera dei cruenti scontri dell'epoca nel Mediterraneo, dove i «fanti da mar» veneziani erano temutissimi ma gli uscocchi ancor di più, soprattutto all'arma bianca durante gli arrembaggi.

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