A letto con l’«americana» 50mila lombardi

Il nuovo ceppo si presenterà la prossima settimana, secondo gli esperti il picco massimo sarà a febbraio. Prime vittime: i bambini

L'«americana» sta arrivando. Dalla prossima settimana, infatti, il «Wisconsin» - un nuovo ceppo di influenza - metterà a letto oltre 50mila persone in Lombardia, a cominciare dai bambini in età scolare, i primi a contrarre il virus e a diffonderlo. In Italia la «stagione influenzale» va da dicembre a marzo, ma finora le temperature particolarmente miti hanno limitato l'espandersi del virus, mantenendo l'incidenza dei casi, in Lombardia, a 3 ogni mille abitanti. Tuttavia secondo la Rete di sorveglianza dell'influenza - che si basa sui dati di oltre mille medici-sentinella sparsi sul territorio - i casi in questi giorni sono in aumento, e l'influenza raggiungerà il picco massimo a metà febbraio. La malattia ha caratteristiche peculiari: insorge all'improvviso accompagnata da febbre oltre i 38° gradi, dolori articolari (sensazione di avere le ossa rotte) , brividi, e da problemi di tipo respiratorio. Nei bambini porta anche mancanza di appetito e occhi arrossati. I tempi di incubazione sono brevi (circa 2 giorni), e l'infezione viene trasmessa da individuo a individuo per via aerea. Secondo gli esperti non va sottovalutata, o peggio confusa con un comune stato malattie di raffreddamento: «Molti pensano che basti mettersi a letto al caldo e prendere qualche antibiotico per guarire - spiega Aurelio Sessa, presidente della Società medici generici lombardi -. Un approccio profondamente sbagliato: le complicanze dell'influenza possono essere anche gravi, ad esempio la polmonite batterica».
I più esposti sono gli anziani (a rischio di infarto) e le donne in gravidanza: le difficoltà respiratorie possono danneggiare il feto riducendo l'apporto di ossigeno. E le complicanze hanno anche un risvolto economico: per le sole ospedalizzazioni il sistema sanitario nazionale spende 8 milioni di euro l'anno.

Mentre il costo medio pro capite è di 329 euro, al quale si sommano i costi indiretti dei giorni di lavoro persi e dalla perdita di produttività: «In media chi viene colpito dalla malattia si assenta dai 5 ai 7 giorni - spiega il farmacoeconomista Carlo Ludioni - e i genitori di bambini ammalati si assentano almeno 3 giorni dal lavoro per assistere i figli: un sacrificio che molti non possono permettersi». Ben il 75 per cento degli italiani assicura di voler prevenire la malattia: eppure, solo 4 italiani su 10 si rivolgono al medico ai primi sintomi.

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