Lettori speciali delle nostre pagine

(...) Senza contare, dicci niente, che siamo a due passi dal Sassello... Insomma: colline dolci, ondulate. Aria buona, visto che Piancastagna-Pian Castagna svetta a 732 metri sul livello del mare. Cucina a base di pasta fatta in casa, ripieni e selvaggina. E tanta tranquillità, che fa buon sangue e vita lunga, in questa frazione del Comune di Ponzone, provincia di Alessandria. «Borgo rurale appenninico - lo tratteggiano le guide -, con l'unica stretta via centrale e le case addossate ai fianchi». Il massimo della trasgressione si ha quando, una volta all’anno, «vi ha luogo la Festa della Montagna». Monumenti? «Il Sacrario che ricorda l'eccidio di partigiani nella guerra di liberazione». Però, di qui a poco, «la proprietà regionale di cascina Tiole diventerà un centro di documentazione ambientale». Punto. E basta? No: punto e a capo. Perché a Piancastagna o-come-lo-volete-chiamare c’è ben altro, di interessante e importante. Soprattutto per noi che facciamo questo curioso mestiere di scrivere «che è sempre meglio che lavorare», come diceva Luigi Barzini. Per noi che siamo quelli del «chi, come, dove, quando, perché non ci hanno ancora mandato il comunicato stampa». E per noi, sempre noi, che magari scriviamo come se al resto del mondo piacesse solo quello che piace a noi. A Piancastagna, dunque, per gente come noi, c’è un anonimo lettore di ottant’anni suonati (suonati bene, tutte le note giuste, perfettamente intonate) che ogni mattina si fa 13 chilometri per comprarsi l’edizione di Genova del Giornale. Un lettore «dal primo numero, 25 giugno 1974», come conferma al telefono, una volta che decide di chiamarci in redazione. Dice che non si è perso neanche le pagine genovesi, da quel fatidico 15 gennaio 1975 in cui le notizie locali sono entrate a far parte della cronaca quotidiana. E per quelle notizie, per quelle pagine è disposto a fare un bel po’ di sacrifici. Ad esempio (come sappiamo fanno altri, a Gemonio, all’Aprica): armarsi di buona volontà e percorrere tutta la distanza che lo separa dall’edicola più vicina, quella dove si trova il Giornale con gli articoli su De Ferrari e Tursi, Burlando e Vincenzi, l’area blu di Carignano e Albaro, Genoa e Samp, e quello che capita anche a Sampierdarena, Nervi, Certosa e Rivarolo. «Non si potrebbe... voi forse ci riuscite... a dire al vostro distributore se può fare arrivare una copia dell’edizione di Genova un po’ più vicino a Piancastagna. Sapete, io devo andare a comprarla dalle parti di Ponzone, è l’unico posto dove la trovo. Ma se non ci riuscite, fa lo stesso, io continuo a leggervi...». Poi si fa «ardito», l’anonimo, fedelissimo lettore: «Non so se è giusto inseguire la sinistra sul piano del gossip, noi del Giornale siamo abituati a un altro stile.

Non è una critica, per carità, va tutto bene. Ma via, guardare nel buco della serratura! Proprio noi, noi del Giornale...». Già, «noi del Giornale»: quelli che è bello fare 13 chilometri ogni mattina per sentirsi in famiglia. E non farsi omologare.

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