Levi Montalcini, superprof ad honorem

«La mia intelligenza? Poco più che mediocre». Firmato Rita Levi Montalcini. Leggete e strabuzzate gli occhi. Dichiarazione di lieve, lievissima entità se a parlare è «uno dei tanti», ma quando queste parole escono di bocca da un premio Nobel per la Medicina, allora non si può far altro che alzarsi in piedi e applaudire un’arzilla signora che a quasi 99 anni non ha perso l’ironia, l’ottimismo e l’allegria di un tempo e che ancora orgogliosamente sfoggia «un cervello giovane, da ragazzina».
Ed è quanto ha fatto l’intera aula magna dell’università Bicocca all’ingresso e durante la lectio doctoralis della neolaureata honoris causa in Biotecnologie Industriali. «Per aver aperto la strada alla comprensione dei meccanismi con i quali le cellule di organismi complessi comunicano tra di loro, per aver messo in luce, con il suo esempio, il ruolo degli scienziati nel sostenere valori etici e sociali e - infine - per aver favorito l’avvio di una proficua e vivace collaborazione con il nostro ateneo», le motivazioni «per un piccolo riconoscimento che nulla aggiunge a una straordinaria carriera», lette dal rettore Marcello Fontanesi.
«Normalmente - ha esordito la Montalcini nella sua lezione - è parte di un necrologio, elogiare le virtù del caro estinto. Oggi io invece ho potuto sentire la storia della mia vita nelle parole del rettore e della professoressa Alberghina e questo mi ha profondamente commosso». Commossa, ma anche estremamente puntuale e ironica, la Montalcini ha ripercorso gli episodi principali della su lunga esistenza: dalle difficoltà a proseguire le proprie ricerche durante la dittatura fascista, «avevo ricreato un piccolo laboratorio nella mia camera da letto - ha raccontato - dove mi sentivo una piccola Robinson Crusoe», a quell’infinita carica di ottimismo che ne ha contraddistinto il carattere in qualsiasi momento. «Sono stati l’ottimismo epigenetico e la voglia di lavorare ad avermi portato agli onori di Stoccolma - ha spiegato ai numerosi giovani presenti in platea -. Abbiate fiducia anche nei momenti di difficoltà, passano anche quelli. Nella mia vita devo ringraziare Hitler e Mussolini se ho imparato a lavorare in questa maniera».
Una dedizione al lavoro che la senatrice a vita esercita quotidianamente, «mi sento impegnata e attiva come quando avevo vent’anni», e che pretende anche dalle nuove leve che la circondano, come bonariamente sottolineato dalla professoressa Lilia Alberghina: «una che ti sta sotto», ha affermato, suscitando il sorriso compiaciuto della Montalcini.


Ed è soprattutto ai ricercatori del futuro che la neodottoressa pensa costantemente: «L’Italia è un Paese ricco di capitale umano. Impegnatevi, abbiate fiducia e presto vedrete i risultati». Detto da lei, come non crederle?

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