Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica
Roma - Barbara Delduca, la segretaria di Luciano Gaucci?
«Sono io».
È il Giornale.
«Ah, ecco».
Senta. Sta seguendo la telenovela Gaucci-Tulliani?
«Certo, come no. Vi sto leggendo».
Bene. Il settimanale Panorama ha intervistato il tabaccaio di via Merulana dove nel 1998 venne giocata la famosa schedina del superenalotto che fruttò due miliardi e duecento milioni di lire.
«Certo».
Ecco. A un certo punto il tabaccaio Francesco Basilico...
«Che conosco bene..».
Dice che questa schedina, che costava tanto, la giocò la segretaria di Gaucci, cioè lei.
«Se dice così è vero».
Ma lei se la ricorda quella giocata?
«Guardi, io per il dottore, giocavo sempre le schedine. Scendevo in quella tabaccheria di via Merulana, giocavo quel che c’era da giocare, non una ma cinque-sei schedine, e poi tornavo al lavoro. Lavoravo per il dottore, mai lavorato per conto della signorina Elisabetta Gaucci, e me ne guarderei bene... Io ero dipendente sua, lo sono stata per quindici lunghi anni, mi occupavo delle sue cose personali e dunque ero la persona di fiducia cui affidare schedine e soldi per giocare il superenalotto. Ribadisco: ogni volta che sono andata alla ricevitoria, lì al tabaccaio, l’ho fatto per Gaucci. Mica lavoravo per Elisabetta, io».
Mediamente quante volte al mese giocava il «dottore»?
«Di media… vediamo… almeno due volte a settimana. Lui (Gaucci, ndr) mi componeva delle schedine, mi dava i soldi e io andavo a giocarle sempre lì».
Ma quella schedina in particolare?
«Se Francesco, il tabaccaio, dice così, è andata effettivamente così. Ripeto: ne ho giocate così tante che non posso ricordarmele tutte. Non posso sapere se di nascosto prima o dopo che giocavo io per lui, poi lui, da solo, scendeva a giocare ancora. Non lo so, tutto può essere. Ma se Francesco dice che la schedina vincente era tra quelle che ho giocato io, è andata così. Il tabaccaio ovviamente se la ricorda meglio perché la schedina vincente l’ha lavorata nella sua tabaccheria. Però ricordo che…».
Che cosa?
«Che di questa vincita miliardaria se ne parlò molto in azienda quando si diffuse la notizia che il dottore aveva vinto al Superenalotto».
Lei era la portafortuna di Gaucci...
«Ma no, ero solo la sua segretaria particolare e basta. Si fidava di me».
È vero che Gaucci era un accanito giocatore?
«Accanito accanito direi di no. C’è stato, però, un periodo in cui, insomma, il dottore ha giocato abbastanza insistentemente. Dopo che lui ha vinto quei due miliardi rammento che ha giocato altre tre o quattro settimane e poi ha rallentato».
Il tabaccaio fa presente che lei scese in tabaccheria con un mucchio di contanti in una borsa...
«Può essere, certo. Di solito, però, se le cifre da versare erano consistenti procedevo al pagamento attraverso assegni. Non è che il dottore giocava cifre così enormi che c’era bisogno di una valigia».
Tre milioni di lire nel 1998.
«E allora sarà stato che effettivamente in quel caso pagai in contanti. Son passati tantissimi anni, non ricordo benissimo ogni soldo speso per conto del dottore. Avete idea di quanti versamenti facevo ogni giorno per lui? Ora che ci penso se la vincita è uscita di sabato, e di solito il venerdì ero io che giocavo le schedine per il dottore, allora potrebbe essere andata così anche quella volta...».
Ma se la schedina l’ha giocata lei, Gaucci l’avrà ringraziata con un bel cadeau...
«Guardate: Luciano Gaucci era una persona che i regali te li faceva tutti i giorni, era unico, un imprenditore e un datore di lavoro straordinari. Non troverete un dipendente che è uno che vi parlerà male di lui anche se poi, da Gaucci, è stato licenziato. Era talmente tanto generoso che non c’era bisogno dell’occasione particolare per fare un regalo. Qualche giorno dopo la vincita mi prese da parte e mi confidò d’aver vinto al Superenalotto».
Lui, non Elisabetta.
«Mi disse che lui aveva vinto al Superenalotto».
Anche lei, Barbara, a un certo punto ha subìto l’ostracismo da parte della famiglia Tulliani come riferito da altri dipendenti del gruppo
«Assolutamente. Io ho avuto sempre rapporti cordiali con Elisabetta Tulliani così come con le precedenti compagne del dottore. Per quindici anni sono stata sempre al fianco del dottore: da questo punto di vista, niente da dire».
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