Lezione a Gianfry su falchi e passere

Sui contenuti del discorso di Fini a Mirabello ho le mie idee, ma chi le deve esprimere sulla carta stampata sono gli analisti e i commentatori politici. Mi limiterò a riconoscere che il presidente della Camera ha un eloquio ragguardevole (...)
(...) che gli permette di sostenere, a braccio, un lunghissimo discorso (talora un po’ noioso) senza incepparsi mai.
Detto questo, devo anche soffermarmi su un passo che molti giudicheranno marginale, ma è degno, a mio avviso, di essere preso in considerazione. Fini ha parlato di tutti i valori di una società civile, ma pare non riconoscere, tra questi, l’interesse per gli animali (e neanche per l’ambiente). «Noi non siamo appassionati di ornitologia» ha detto, a proposito di una citazione riguardante falchi e colombe del suo nuovo partito. E perché mai, presidente, un liberal di destra, democratico e moderno, sì insomma un conservatore britannico italianizzato, dovrebbe avere disprezzo e disinteresse per una scienza che, per lavoro o per diletto, impegna milioni di persone solo nel nostro Paese?
Considerata la sua capacità retorica (sensu stricto) e la sua navigata esperienza nel catturare il plauso della folla, considero una vera e propria caduta di stile quella frase, scandita con ironia e disprezzo, quasi lo studio o l’amore per gli uccelli fosse un vezzo inutile, nella migliore delle ipotesi, se non una perdita di tempo e di denaro. L’eleganza del suo eloquio avrebbe preteso una frase meno offensiva per chi, con binocolo e macchina fotografica, passa parte della sua vita a studiare, catalogare, amare, difendere «inutili» pennuti.
Frase inelegante, inopportuna, forse anche offensiva che poteva essere espressa senza quella disistima di cui era intrisa e che sicuramente poteva essere evitata, senza che ne avesse a soffrire la «nuce» di un discorso lungo (troppo) e articolato. Frase peraltro scandita da un palco issato su un paese della provincia ferrarese, quella terra dove sorgono le Valli di Comacchio e di cui fa larga parte il delta del Po, paradisi naturali e ornitologici decretati patrimoni dell’umanità dall’Unesco, che richiamano studiosi e amanti dell’enorme varietà di volatili che ivi nidifica e ivi sosta d’estate e d’inverno. D’altronde l’interesse per gli animali il loro benessere e per l’ambiente in generale non è certo mai stato, rare eccezioni a parte, un segno che abbia contraddistinto il Msi o Alleanza nazionale, e le previsioni sono molto scarse anche per la nuova Italia, futura e libera.
Un vero liberal britannico, sigaro in una mano e bicchiere di whisky nell’altra, avrebbe avuto un sobbalzo nel sentire disprezzare il suo hobby preferito, il birdwatching, che probabilmente il presidente della Camera non sa neanche cos’è, ma, posso garantire, non riguarda quattro sfigati senza le palle per fare di meglio.
Non volendo tirarla troppo per le lunghe, di certo ci sono problemi più pressanti, sarà sufficiente rilevare che oche e taccole (uccelli, presidente, uccelli!) hanno avuto un ruolo fondamentale negli studi che hanno fruttato a Konrad Lorenz il Nobel per la medicina.


Poi, d’accordo, esiste anche la Passera scopaiola (Prunella modularis) che divide la sua vita tra boschi di conifere e bar di periferia, dove avventori non proprio raffinati ne evocano le imprese solo apparentemente attinenti agli uccelli. Ma questo ha poco a che fare con l’ornitologia.

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