I cittadini europei potranno farsi curare in un Paese europeo diverso dal proprio. Questa direttiva del Parlamento europeo è stata presentata recentemente dalla professoressa Irene Glinos (Osservatorio europeo su politiche e sistemi sanitari europei), durante il Congresso «Europa: sistemi sanitari a confronto», organizzato dalla Regione Piemonte e dall'Azienda ospedaliero - universitaria San Giovanni Battista - Molinette di Torino. Infatti il Parlamento europeo ha appena dato il via libera alle norme che consentiranno a tutti i cittadini europei di farsi curare in un Paese diverso dal proprio. Attualmente solo l'1% della spesa sanitaria dell'UE, pari a circa 10 miliardi di euro, è imputabile a cure mediche transfrontaliere. Grazie alle nuove regole UE i pazienti potranno ottenere cure mediche in un altro Paese senza chiedere un'autorizzazione preventiva, se non in caso di cure ospedaliere o di quelle considerate particolarmente costose, per le quali l'interessato comunque dovrà ottenere una risposta entro un lasso di tempo ragionevole. In altri casi invece, come per esempio una visita specialistica, sarà sufficiente anticipare le spese che poi verranno rimborsate nel Paese di residenza. Sono compresi i rimborsi delle medicazioni e dei dispositivi medici, mentre sono escluse le cure a lungo termine, i trapianti e le campagne di vaccinazione. La normativa, secondo la Commissione europea, non vuole incentivare il turismo sanitario, quanto piuttosto rafforzare il diritto del paziente a farsi curare in strutture che giudica più adeguate al suo caso. Il trattamento sanitario all'estero tuttavia non potrà essere rimborsato se non lo è nel Paese di residenza. Inoltre, se il paziente sceglie un Paese dove i costi sono più elevati comunque sarà rimborsato in base alle tariffe previste per quella prestazione nel suo Paese di origine. Le nuove regole prevedono anche un rinnovato impulso della Sanità online ed una maggiore cooperazione tra i diversi sistemi sanitari dei 27 Stati membri. Ora i singoli Stati membri hanno due anni e mezzo di tempo per trasporre la direttiva nel loro ordinamento.
Nonostante la possibilità per i pazienti di ricevere assistenza sanitaria transfrontaliera secondo la suddetta direttiva, gli Stati membri sono comunque tenuti sul loro territorio a prestare ai cittadini un'assistenza sanitaria sicura, di qualità elevata.gloriasj@unipr.it
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