«Liberi tutti», va in onda la storia delle tv private

In un documentario le registrazioni e i video della fine degli anni '70. Nelle nuove emittenti si vedevano icone come Tortora e Mike. E le immagini del delitto Moro

Un improbabile maestro di yoga in slip, biondo e dall'accento straniero, mostra le pratiche ascetiche e meditative a un'allieva a seno nudo. Corre l'anno 1978, quello del sequestro Moro che vedremo poco più avanti, e sull'emittente locale di Roma Gbr va in onda la trasmissione Hata Yoga . Inizia così il documentario di Luca Rea Liberi tutti sull'«avventurosa storia delle tv private in Italia», presentato alla Festa del cinema di Roma e in onda il 9 novembre alle 23 su Deejay Tv (tasto 9 del telecomando) nel nuovo programma Boats (una serie di documentari) condotto da Pif.

Il regista, classe 1971, che si autodefinisce videomaniaco e affetto dalla «televisite», ha costruito il film soprattutto con i materiali audiovisivi registrati sin dalla più tenera età su nastri magnetici di ogni tipo. Quello che ne viene fuori è la storia, finalmente visiva e visibile, di un mondo prima relegato solo alla memoria dei singoli spettatori oppure impresso nelle pagine di qualche libro come quello di Giancarlo Dotto e Sandro Piccinini Il mucchio selvaggio (Mondadori). Un periodo in cui per strada c'era il piombo di quegli anni maledetti, mentre dentro casa si respirava una ventata di libertà data da quella dell'etere, grazie alla sentenza della Corte costituzionale del 1976 che autorizzò le trasmissioni televisive private in ambito regionale. Per dare l'idea, da 50 tv libere si arrivò nel 1980 a 600. «Il pubblico - ha scritto Freccero in Televisione (Bollati Boringhieri) - vuole creare da sé i suoi contenuti. Vuole andare in video, vuole riconoscersi personalmente come attore e vuole riconoscere la messa in scena del suo territorio». È la rappresentazione plastica del lato B che la Rai non può mostrare, nei contenuti (ecco anche gli striptease, a Milano le professioniste venivano da un locale in piazza Santa Maria Beltrade) e, nel tentativo di stare in mezzo alla gente, nasce il «vox» (da vox populi ) con le interviste per strada (mitici i servizi di Pupo De Luca e i giochi di Andy Luotto alla romana Telemare). C'è un vero e proprio scollamento con il servizio pubblico che smette pure di esserlo quando il 9 maggio del 1978 viene anticipato e beffato da un assistente operatore di Gbr di vent'anni, Valerio Leccese, che a via Caetani registra le uniche immagini del ritrovamento del corpo di Aldo Moro. Il regista di Liberi tutti sceglie di farci sentire i nove minuti con le concitate voci originali degli operatori prima di mostrarci le immagini inedite della Renault 4 portata via con il carro attrezzi scortato dalle auto della polizia a forte velocità in largo Argentina. La Rai si vede costretta a chiedere al proprietario di Gbr, Gianni Del Piano, quelle immagini impegnandosi a citare la tv in ogni messa in onda, una bugia.

Ma la storia delle più importanti tv locali è legata a doppio filo anche alle icone della tv di Stato, i conduttori. Il primo a sbarcare sulle tv locali fu naturalmente Enzo Tortora, allontanato per otto anni dalla Rai che, durante la Domenica sportiva , aveva definito come «un jet colossale guidato da un gruppo di boy-scout che si divertono a giocare con i comandi». Eccolo «dopo cinque anni di assenza» nel 1974 a Firenze libera, l'emittente fuorilegge che ritrasmetteva anche il segnale della tv francese proveniente dalla Corsica. Poi il sodalizio con Renzo Villa, creatore nel 1977 di Antenna 3 Lombardia con lo Studio 1 «il più grande d'Europa per parecchio tempo» e con la celebre trasmissione Bingooo con i giochi per le famiglie, grazie a cui Tortora capì che la tv doveva essere più popolare e meno sofisticata. Da qui il grandissimo successo di Portobello quando tornò in Rai.

Mike Bongiorno invece passa a condurre I sogni nel cassetto , tra autopromozioni di maionese e di caffè, a Telemilano 58 di Silvio Berlusconi che non lascerà più (pare che gli avesse offerto 30 volte di più di quanto prendeva a Rischiatutto ). «Avevo bisogno di guadagnare», dice Maurizio Costanzo, ed eccolo fare la spola con i suoi talk show tra un canale a San Benedetto del Tronto, uno a Videolina in Sardegna e poi Attenti nel 1980 su Canale 21 di Napoli. Per finire con Pin (Primarete Indipendente), nata a Busto Arsizio dove Costanzo inventa Contatto , il primo telegiornale privato. In fondo allo Stivale, Mario Ciancio, editore del quotidiano La Sicilia , apre Antenna Sicilia dove muove i primi passi Barbara D'Urso e, per la trasmissione inaugurale nel 1979, chiama ovviamente Pippo Baudo che non si lascia scappare l'occasione: «Eravamo tutti sudati, forse abbiamo fatto una trasmissione sgangherata ma eravamo tanto felici».

E siccome «la Rai imponeva una certa soggezione, in queste tv invece i personaggi si davano di più perché si sentivano più liberi», ecco Alberto Sordi nella trasmissione Mister giallo di Antenna Sicilia fare un siparietto un po' volgare sul verso della sua famosa canzone «bella hawaiana attaccate a 'sta banana». Chi conosce bene l'attore dice di non averlo mai visto andare così oltre il proprio personaggio. L'ebbrezza della libertà a volte può anche giocare brutti scherzi.

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