Libia, condannate a morte le cinque infermiere bulgare

Condannati a morte le cinque infermiere bulgare e il medico palestinese che nel 1998 nell'ospedale di Bengasi accusate di aver iniettato il virus dell'Aids a 438 bambini, 56 dei quali sono morti. Sentenza definitiva della Corte suprema. Frattini: "Inaccettabile". Barroso: "Le salveremo"

Libia, condannate a morte 
le cinque infermiere bulgare
Tripoli - La Corte suprema libica ha confermato la condanna a morte per le cinque infermiere e il medico bulgari, accusati di aver inoculato il virus dell’Aids in centinaia di bambini libici. Secondo i giudici, la propagazione del virus Hiv avvenuta nell’ospedale di Bengasi nel 1998 è stata attuata in modo deliberato. Ieri sera, in extremis, la Fondazione Gheddafi aveva annunciato il raggiungimento di un accordo per il versamento di risarcimenti alle famiglie delle vittime, 438 bambini infettati, 56 dei quali nel frattempo sono morti. Secondo le indiscrezioni di ieri, l’accordo potrebbe però essere presentato al Consiglio superiore delle istanze giudiziarie che potrebbe decidere di commutare la condanna a morte in pene detentive che i sei sconterebbero in Bulgaria. Le infermiere e il medico erano stati condannati a morte una prima volta nel 2004. La sentenza era stata confermata in appello nel 2006. Per il loro caso si è mobilitata da tempo la comunità internazionale ed in particolare l’Unione europea, ed anche George Bush lo scorso giugno aveva rivolto un appello per il loro rilascio.

Frattini: decisione inaccettabile Questo il messaggio lanciato dal vicepresidente della commissione europea e commissario Ue per Giustizia, Libertà e Sicurezza, Franco Frattini, a margine di un incontro a Bruxelles. «La mia reazione è assolutamente negativa. Credo che in ogni caso la pena di morte sia sempre inaccettabile ma nella situazione specifica avevamo qualche speranza di una decisione in senso diverso», ha detto Frattini rispondendo a chi chiedeva un commento sulla decisione della Corte suprema libica. Recentemente, ha proseguito il responsabile Ue, «ho avuto un incontro con il ministro libico prima che la decisione fosse stata presa. Adesso la situazione si fa più difficile. Vorrei poter dire sì, vedo un esito positivo ma in questo momento purtroppo non lo vedo».

Frattini ha quindi sottolineato che «forse questa decisione potrebbe essere superata da una decisione politica superiore, non lo so...». In ogni caso, ha concluso il vicepresidente dell’esecutivo Ue, «non mi sarei aspettato questa decisione da parte della Corte suprema».

Barroso: troveremo una soluzione  Il presidente della Commissione europea, José Manuel Durao Barroso ha espresso la sua solidarietà nei confronti delle infermiere bulgare e del medico palestinese condannati a morte: "Garantisco che la commissione Ue, la presidenza di turno e gli stati Ue faranno tutto il possibile per garantire il diritto alla vita e alla libertà di queste persone". Intervenendo davanti al Parlamento europeo, in un dibattito sulla presidenza portoghese, Barroso ha detto di "deplorare" la decisione, ma anche di avere "fiducia che si troverà una soluzione".
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