Tripoli - Si delinea sempre più una via diplomatica per la fine della crisi in Libia. Almeno stando a quanto rivela la stampa internazionale. Secondo il britannico Guardian. Muammar Gheddafi avrebbe infatti preso contatti con l’ex segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. Il colonnello avrebbe offerto la garanzia di riforme politiche nel paese nordafricano in un periodo di transizione guidato da uno dei suoi figli, che potrebbe essere Saif al Islam. Intanto Saif e Saadi Gheddafi avrebbero avanzato una proposta per favorire la risoluzione del conflitto libico e la transizione democratica del Paese che potrebbe comportare il ritiro dalla scena del padre. La transizione sarebbe guidata dallo stesso Saif al Islam, stando alla trattativa avviata dai due fratelli Gheddafi con i governi occidentali, a cui fa riferimento il quotidiano The New York Times, citando fonti diplomatiche. L'ipotesi di un governo con a capo Saif al Islam Gheddafi non piace però ai ribelli libici. Il portavoce Shamseddin Abdulmelah ha precisato da Bengasi che la proposta "è completamente respinta dal Consiglio. Gheddafi e i suoi figli devono andare via prima che inizi qualsiasi negoziato".
L'Italia incontra i ribelli Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha incontrato Ali al Isawi, responsabile per la politica estera del Consiglio nazionale di transizione libico, quello che l'Italia riconosce come "unico interlocutore legittimo della Libia per le relazioni bilaterali". L'Italia aiuterà i ribelli anche con le armi, ipotesi che "non può essere esclusa come extrema ratio", e con "medici in Libia e voli per trasportare i feriti dall’ospedale di Misurata in quelli italiani". Poi il ministro accusa Tripoli di usare l’immigrazione illegale "come un’arma da Tripoli". Anche Ali al Isawi ha rimarcato l'importanza dell’Italia per la Libia e ha promesso rapporti più forti tra i due paesi. Un rapporto che Frattini ha definito "speciale, difficile da soppiantare", tanto da annunciare il ripristino del Trattato di amicizia "non appena sarà possibile stabilire il futuro della Libia". Intanto il capo del Cnt, Mustafa Abdul Jalil, ha ringraziaro l'Italia "per il suo sostegno alla rivoluzione e per aver contribuito a raggiungere la decisione di realizzare la no-fly zone. Con il nostro inviato a Roma chiediamo che l’Italia abbia una grande ruolo nell’ambito della missione Nato".
Un emissario del raìs a Malta Il vice ministro degli esteri libico Abdelati Al-Obeidi incontrerà il premier maltese Lawrence Gonzi e porta un messaggio da parte del Colonnello. Ieri sera Obeidi ha incontrato il Primo Ministro greco Georges Papandreou ad Atene e prima di arrivare a Malta sarà ad Ankara dove "chiederà l’aiuto della Turchia" per arrivare a un cessate il fuoco con i ribelli. L’emissario di Gheddafi cerca di ottenere la collaborazione di Malta, Grecia e Turchia per un ruolo di mediazione che ponga fine ai combattimenti in Libia. Tripoli considera Malta e Grecia come mediatori con l’Unione europea, mentre la Turchia è considerata come una pedina importante nella Nato che in questo momento è impegnata nelle incursioni militari sul territorio libico. La Grecia sembra favorevole alla mediazione, mentre Malta resta un'incognita: già lo scorso 10 marzo Gonzi aveva rifiutato la proposta dopo un colloquio telefonico con il premier libico El-Baghdadi. Una mediazione, che non convince nemmeno l'Italia: "Le proposte per uscire dalla crisi" ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, "non sono credibili".
Londra: "Mancano fondi" La missione aerea della Raf in Libia potrà proseguire al massimo per sei mesi a causa della ristrettezza dei fondi messi a disposizione dell’aeronautica militare britannica, a seguito del taglio al budget della difesa esercitato dal governo di Londra per ridurre il debito. A denunciarlo è il capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica britannica, Sir Stephen Dalton, secondo il quale la sua forza armata sta operando, già adesso, al limite delle sue possibilità. Secondo quanto si legge sul Guardian, Dalton ha avvertito che "la Raf ha pianificato di proseguire le operazioni sulla Libia per almeno sei mesi". Ma oltre questo semestre, la Forza armata avrà bisogno di "un incremento" dei fondi. "Se decideremo di andare incontro alle richieste che ci vengono avanzate, è indiscutibile che bisognerà fare nuovi investimenti", ha sottolineato l’ufficiale britannico. In particolare, secondo Dalton, sarebbero necessari fondi extra almeno fino al 2020. Una necessità di cui sarebbe consapevole anche il primo ministro David Cameron.
L'Iran chiede lo stop dei raid occidentali Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha chiesto all’Onu di fermare le interferenze americane ed europee in Nordafrica e Medioriente, scongiurando le "catastrofi" già avvenute in Afghanistan e Iraq. In una conversazione telefonica con il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, Ahmadenijad ha sollecitato l’Onu a trovare soluzioni basate sul "dialogo". "Il doppio standard degli occidentali in Bahrein e in Libia e il loro silenzio davanti alle atrocità del regime sionista contro i palestinesi innocenti sono il segno della loro condotta contradditoria nel mondo", ha aggiunto il presidente iraniano. "L’intervento di alcuni paesi europei e degli Stati Uniti nei paesi della regione è inquietante e complica la situazione", ha affermato Ahmadinejad.
I ribelli riprendono Brega e Gheddafi bombarda i pozzi Mentre le forze fedeli al raìs hanno bombardato il campo petrolifero di Misla, nell’est della Libia, secondo quanto riferisce il canale satellitare Al Jazeera citando testimoni anonimi, gli insorti hanno cacciato i lealisti dalla città di Brega. L’esercito fedele al leader libico si troverebbe adesso fuori dalla porta ovest della città petrolifera. "Gli scontri continuano", ha raccontato alla Reuters uno degli insorti.
La minaccia del raìs Basta bombardamenti degli "aerei invasori" o molte città libiche, compresa la capitale dei ribelli Bengasi, andranno incontro "all’interruzione dell’approvvigionamento idrico alle popolazioni".
In una nota diffusa tramite l’agenzia Jana, il ministero libico dell’Agricoltura avverte che le infrastrutture e le condotte del Grande fiume artificiale - un acquedotto che porta sulla costa le "acque fossili del Sahara" e che rappresenta la fonte idrica dalla quale dipende non meno del 70% degli abitanti della Libia - corrono gravi pericoli in seguito ai bombardamenti. Tripoli prospetta anche allagamenti e "disastri umani e ambientali che potrebbero accadere in qualsiasi momento" se le bombe della Nato continueranno a cadere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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