Guerra Libia

Libia, Gheddafi insiste: "Tutto il popolo mi ama" Gli Usa dispiegano le forze e pensano a un esilio

La Corte penale internazionale ha deciso di indagare sulle violenze. Anche l'Ue adotta le sanzioni. La Clinton: "Nessun intervento navale imminente". Il Colonnello: "Esilio? Nessuno lascia il proprio Paese". E il Rais chiede a ex capo 007 di trattare con i ribelli. Viaggio ad Al Zawia, tra ribelli e irriducibili

Libia, Gheddafi insiste: "Tutto il popolo mi ama" 
Gli Usa dispiegano le forze e pensano a un esilio

Tripoli - Sembra ci sia un cambio di rotta nella strategia di Gheddafi, che avrebbe incaricato l'ex capo dell’intelligence libica all’estero, Bouzid Durda, di negoziare con i capi della rivolta. Stamattina il governo di Tripoli ha ancora accusato elementi esterni di aver scatenato la rivoluzione. Il portavoce, Ibrahim Moussa, ha infatti spiegato che ad alimentare le proteste sono gli occidentali, che "vogliono il nostro petrolio" e al Qaeda che cerca una base sul Mediterraneo. Per dimostrare la presenza del terrorismo istlamico, il portavoce ha annunciato che l'esercito ha catturato centinaia di esponenti di al Qaeda: "Li stiamo interrogando e, se sarà possibile, ve li faremo incontrare in carcere". Poi Moussa chiede a tutti i libici di "stare sotto un’unica bandiera, non importa quale". Il governo libico non accetta nemmeno le sanzioni imposte dal Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite, perché sono basate "solo su informazioni di stampa distorte" e non su un riscontro diretto della situazione: "Avrebbero dovuto chiederci il permesso di venire qui a constatare di persona che non ci sono stati nè bombardamenti, nè stragi di civili prima di imporre le sanzioni", ha aggiunto.

Gheddafi: "Il popolo mi ama" "Tutto il popolo mi ama. Sarebbe disposto a morire per proteggermi". A dirlo, il colonnello Muammar Gheddafi alla Bbc, a quanto si legge sull’edizione online della tv. Il colonnello, che ha parlato a un piccolo gruppo di giornalisti, ha detto di "sentirsi tradito" da quelle nazioni occidentali con cui aveva costruito "un solido rapporto negli ultimi anni", accusandole di voler "colonizzare la Libia". Gheddafi ha poi ripetuto che i manifestanti sono sotto "l’effetto della droga" fornita da "al Qaida".

"Obama bravo ma disinformato" Il presidente Usa Barack Obama è "una brava persona" ma è stato probabilmente "disinformato". Lo afferma Muammar Gheddafi in una intervista alla Abc, la Bbc e il Sunday Times, aggiungendo che "le dichiarazioni che gli sono state attribuite forse sono state fatte da qualcun altro... L’America non è la polizia internazionale del mondo". 

Ue e Usa con i ribelli L’Ue "sta cercando di stabilire un contatto" con il consiglio nazionale libico costituitosi ieri a Bengasi: lo ha detto una portavoce della Commissione europea rispondendo a chi le chiedeva se l’Europa, come gli Usa, è pronta a dare sostegno alle forze ribelli. Questa iniziativa, ha aggiunto Maja Kocijancik, portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Catherine Ashton, "mostra una certa disponibilità ad aiutare e lavorare" con l’opposizione libica in linea con la posizione sostenuta da sempre, ovvero quella di "sostenere le legittime aspirazioni democratiche" delle popolazioni. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha confermato la posizione degli Stati Uniti che "sostengono una transizione irreversibile e fondamentale per questi paesi".

Ipotesi esilio La Clinton ha aggiunto che "con le sue azioni Muammar Gheddafi ha perso la legittimità a governare e il popolo ha espresso chiaramente la volontà che se ne vada subito". Se il leader libico non dovesse lasciare, "nessuna opzione è esclusa", ha poi ribadito, compreso l'esilio di Gheddafi

Il raìs: "Nessuno lascia il proprio Paese" Gheddafi ha escluso l’eventualità di un suo esilio dalla Libia, ventilata dalla Casa Bianca: "Chi lascia il proprio paese?" Gheddafi è stato intervistato da un piccolo gruppo di giornalisti occidentali tra cui Jeremy Bowen della Bbc. Il rais libico ha parlato con i giornalisti in un ristorante di Tripoli. Era tranquillo e rilassato, ha detto il giornalista della tv britannica.

Si muove anche il Pentagono Il Pentagono, in attesa di una decisione della Casa Bianca, ha ridispiegato le sue forze attorno alla Libia per essere pronta ad ogni eventualità. Tra le altre unità avvicinate al teatro libico la portaelicotteri d’assalto Kearsage, con a bordo un contingente di oltre 1.800 Marines. la nave trasporta 5 caccia bombardieri a decollo verticale Harrier, 42 elicotteri CH-46 Sea Knight e 6 SH-60F Seahawk. La decisione del Pentagono, osserva il portavoce, è una conseguenza dell’intensificarsi della richiesta da parte della comunità internazionale di porre fine al regime di Gheddafi in carica da molti decenni. "I nostri strateghi sono al lavoro - ha aggiunto Lapan - e sul campo abbiamo molti piani per far fronte all’emergenza. Così può essere detto che in quest’ambito stiamo riposizionando le nostre forze navali e aeree per essere capaci di fornire opzioni e flessibilità, una volta che le decisioni sono state prese".

La Clinton: "Nessun intervento imminente" Malgrado il Pentagono abbia annunciato il ridispiegamento di forze aeronavali nell’area intorno alla Libia il segretario di Stato Hillary Clinton ha smentito che sia imminente un’operazione militare Usa nel Paese nordafricano. Il capo della diplomazia americana parlava dal Consiglio per i Diritti Umani Onu di Ginevra. 

L'Aja apre l'inchiesta, sanzioni dall'Ue Dopo la richiesta del Consiglio di sicurezza dell'Onu, il procuratore del Tribunale Penale Internazionale ha annunciato l’apertura di un’inchiesta preliminare sulle violenze in Libia per verificare se vi siano stati crimini contro l’umanità. Il Consiglio Ue ha intanto approvato con "decisione unanime" la messa in atto della risoluzione Onu e una serie di sanzioni complementari nei confronti del rais Muammar Gheddafi e della sua famiglia tra cui il congelamento dei beni e il blocco dei visti.

Gheddafi non controlla più i pozzi Il commissario responsabile dell'energia per l'Ue, Gunther Oettinger, ha detto che la maggior parte dei giacimenti di petrolio e gas "si trova sotto il controllo delle tribù e delle forze che hanno preso il potere". Per questo motivo tra le sanzioni Ue non c'è un blocco, "per non penalizzare" persone diverse da quelle contro cui sono rivolte le sanzioni. Il commissario ha poi aggiunto che la produzione petrolifera "si è interrotta ma dovrebbe riprendere". Quasi il 3% di gas e il 10% di petrolio del mercato europeo derivano dalla Libia. La Ue ha comunque a disposizione riserve petrolifere che possono essere usate in caso di emergenza e "sia i paesi Opec che la Russia hanno espresso la volontà di compensare strozzature aumentando le loro forniture", ha ricordato Oettinger. Il governo di Riyadh, inoltre, ha detto annunciato che l’Arabia Saudita si è impegnata a garantire la stabilità del mercato petrolifero.

Caos a Misurata, cortei nella capitale Si combatte a circa 200 chilometri a est di Tripoli. La città di Misurata è già in mano ai rivoltosi, che ora cercano di conquistare anche l'aeroporto militare. E' una vera e propria battaglia: secondo la tv satellitare al Arabiya, infatti, gli elicotteri delle truppe fedeli a Muammar Gheddafi stanno attaccando la sede della radio della città, in una zona densamente abitata. Tramite un ponte radio, l'emittente riusciva a trasmettere fino a Tripoli il segnale che arriva dalla radio di Bengasi, in mano ai manifestanti. I ribelli hanno risposto abbattendo un elicottero - forse lo stesso che ha colpito la radio - catturando cinque soldati. Sempre secondo la tv panaraba, c'è caos anche nell'esercito: un reparto di cadetti dell’accademia militare della città si sarebbe ribellato agli ordini dei superiori e sarebbe ora in corso una battaglia all’interno della caserma. Le truppe fedeli a Gheddafi, però, avrebbero già circondato la sede dell’accademia e sequestrato gli allievi. A Tripoli, intanto, circa 400 persone sono scese in piazza in una manifestazione anti-Gheddafi. Le forze di sicurezza le hanno disperderse sparando colpi in aria.

Consiglieri militari occidentali già in Cirenaica Secondo il sito Debka, vicino ai servizi segreti israeliani, centinaia di consiglieri militari statunitensi, britannici e francesi sarebbero già in Cirenaica per collaborare con gli insorti contro il regime di Gheddafi. Si tratterebbe del primo intervento militare diretto di Usa e dei paesi europei nella regione dall’inizio delle sommosse avviate dalla rivoluzione dei gelsomini in Tunisia a inizio gennaio. Sembra che consiglieri e gli istruttori militari occidentali sarebbero in Libia per aiutare il comitato rivoluzionario, organizzare unità paramilitari e addestrarle all’uso delle armi prelevate all’esercito regolare libico. Starebbero, inoltre, preparando le infrastrutture per l’accoglienza di eventuali truppe straniere.

La posizione dell'Italia Anche il governo italiano avrebbe contatti con gli insorti. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha precisato che "soltanto l’Italia ha dei contatti" con il Consiglio nazionale libico. Nrdduns ipotesi sul dopo Gheddafi, però: "Sarà il popolo libico - ha detto Frattini - a stabilire quale sarà il suo prossimo governo, ma certamente non sarà quello di Gheddafi". Poi ribadisce che il Trattato di amicizia tra l'Italia e la Libia "è sospeso secondo le disposizioni della Convenzione di Vienna, ma per sospenderlo automaticamente il Parlamento verrà informato, cosa che ovviamente farò con un atto
formale che ora non posso fare perchè sono qui con voi".

Oggi il Consiglio Onu Intanto a Ginevra i ministri degli esteri dei Paesi aderenti all'Onu si riuniranno oggi per parlare di diritti umani. A dominare la sedicesima sessione del Consiglio, in programma fino al 28 marzo, sarà la crisi in Libia. Hillary Clinton intende discutere tra l’altro del dopo-Gheddafi e dei "modi per meglio coordinare e organizzare" gli sforzi per applicare le recenti decisioni del Consiglio di sicurezza sulla Libia. Si parlerà anche di come rispondere ai bisogni del popolo libico sul fronte umanitario, politico e civile. L'italiano Franco Frattini proporrà, inoltre, l’invio di una missione di monitoraggio a Tripoli per accertare quanto accaduto in Libia dal 15 febbraio scorso e l’istituzione di una commissione indipendente di
inchiesta sulle violenze commesse sulla popolazione civile.

Frattini affronterà, poi, anche i temi della stabilizzazione del Mediterraneo (non solo Libia, ma anche Egitto, Tunisia e gli effetti sull’intero bacino) e della difesa della libertà religiosa.

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