Libici d’Italia: dal Lingotto alla partita di Finmeccanica

Persiste l’interesse per Finmeccanica da parte della Libia, che dovrebbe acquisire circa il 2% della società italiana. La mossa dei libici non è comunque imprevista, anche perché la voglia di investire di Tripoli in Italia è una storia cominciata 30 anni fa e mai finita dato che i fondi di investimento libici sono già presenti in altre aziende italiane: in Unicredit con il 4,9%, in Eni con l’1% e in Fiat con il 2 per cento. È stata proprio l’industria automobilistica ad aprire la porta per prima ai capitali libici: nel 1976 la banca Lafico entrò in Fiat acquisendo fino al 15%. La quota venne liquidata una decina di anni dopo con un lauto margine di guadagno. Poi è stata la volta della moda. Lafico rilevò una quota del 15% di Fin.Part (che deteneva i marchi Frette, Cerruti, Moncler) che però fallì nel 2005. Solo nell’autunno scorso la Libia pareva candidata a rilevare quote di diverse aziende tra cui Terna, Impregilo, Generali e Telecom Italia. Sembrava anche cosa fatta per un 10% dell’Eni.
Invece le intenzioni rimasero sulla carta e i miliardi di euro nelle casse dei fondi, anche se l’interesse per Telecom è stato recentemente ribadito. Ma sul fronte delle tlc, almeno per ora, il colonnello Gheddafi si è accontentato di molto meno. Lybian Post ha infatti rilevato una quota, il 14,8%, di Retelit, l’operatore che ha vinto l’asta per il Wi-Max nelle regioni del Nord Italia. Tra gli investimenti non manca neppure lo sport. Per compiacere la voglia di calcio di uno dei figli del colonnello, ossia Al-Sa’adi, Banca Lafico ha una partecipazione nella Juventus (7,5%) e, si dice, potrebbe entrare in gioco anche per l’As Roma. Quanto a Finmeccanica, secondo quanto ricostruito dal Sole 24 Ore, starebbe «preparando una joint venture con i libici della Lia (Libyan investment authority) a tutto campo nei settori operativi del colosso italiano». E l’intesa sarebbe benedetta dal governo che è primo azionista di Finmeccanica con una quota del 30,2 per cento. Per i libici il primo passo sarebbe l’acquisto di titoli in Borsa per una quota di circa il 2 per cento. Questo perché la governance di Finmeccanica è blindata e qualsiasi acquisizione, oltre il 3%, deve ottenere il gradimento del governo.

In questo caso la trattativa sarebbe delicata, perché Finmeccanica ha diversi interessi negli Usa dove controlla anche Drs, attiva nel settore militare. Oggi c’è attesa a Piazza Affari per vedere come andranno le azioni in Borsa. La settimana scorsa il titolo non è salito, ma venerdì i volumi sono stati doppi rispetto al giorno precedente.

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