Il libro Scritto da Cecchi Paone

Non serve essere un gay o un campione sportivo per apprezzare l’ultimo libro di Alessandro Cecchi Paoni (e Flavio Pagano). È sufficiente avere un cervello scevro da pregiudizi e luoghi comuni. A quanti ancora non avessero la testa libera da vecchie incrostazioni sessiste o omofobe, farà bene leggere Il campione innamorato. Giochi proibiti dello sport (Giunti). Un racconto di storie che, pagina dopo pagina, diventa un’avvincente storia raccontata. Un Cecchi Paone - fortunatamente lontano anni dal suo alter ego de L’Isola dei famosi - torna ad essere quello di un volta: divulgatore di razza con la capacità di bucare il video e scrittore dalla penna felice. Un romanzo-verità sulla sfera più intima (ma senza mai scadere nel pruriginoso) di uomini di sport in epoche in cui il «segreto» non poteva essere svelato. Ma oggi non è che le cose siano migliorate granché. Anche per questo il libro è importante: Cecchi Paone smantella il falso mito del macho sportivo e lo fa coinvolgendo due gran signori dello sport come Cesare Prandelli e Dino Meneghin. «Dai primi calci al pallone in parrocchia a oggi - scrive Prandelli nell’introduzione al volume -, non riesco a quantificare le persone che ho incontrato, e mai mi sono posto il problema di come vivessero la loro sessualità. Sono sicuro che in molti la pensano come me; ciò nonostante, nel mondo dello sport ancora resiste il tabù nei confronti dell’omosessualità». Sostiene sempre Prandelli che «ognuno deve vivere liberamente se stesso, i propri desideri e i propri sentimenti. Dobbiamo tutti impegnarci per una cultura dello sport che rispetti l’individuo in ogni manifestazione della sua verità e della sua libertà». Un invito che nel libro non viene solo dal ct della Nazionale, ma anche dal presidente della Federazione Italiana Pallacanestro, Dino Meneghin. «In queste parole - sottolinea Cecchi Paone - c’è la straordinaria umanità di Prandelli. L’ho trovato un uomo di incredibile semplicità, capace di approcciare onestamente un tema di fronte al quale il calcio si chiude a riccio. Moggi, Lippi, Allegri e tanti altri hanno sempre negato il manifestarsi di un’altra sessualità nel calcio. La normalità rivoluzionaria di Prandelli irrompe dopo anni di ipocrisia». Cecchi Paone sostiene che «tutti quelli prima di lui sapevano che nel mondo del calcio ci sono gay e bisessuali, lo sapevano ma hanno ritenuto di negarlo e ancora più crudelmente di nascondersi. Se Prandelli dice che sport è il luogo della libertà e dell’educazione, dice siate voi stessi e sarete campioni». Ma attenzione.

Andrebbe sempre rispettata anche la scelta di chi - pur non vergognandosi della propria omosessualità - decide di non ostentarla pubblicamente, senza per questo dover diventare oggetto di critiche insensate (com’è accaduto recentemente a Lucio Dalla). Troppo spesso, infatti, il coming out sessuale si rivela solo la foglia di fico per coprire la voglia opportunistica di farsi pubblicità, con l’obiettivo (decisamente squallido) di raccattare qualche copertina in più.

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